Vidi un bimbo bianco, vidi un bimbo nero, vidi un bimbo giallo. Risate, giochi, allegria. Profondi il loro sguardi, dolci il loro sorrisi. Nei loro sguardi e nei loro sorrisi risplendevano tutti i colori del mondo. Nella loro voce l’allegria dell’innocenza. Ma un giorno qualcuno decise per essi. In un giorno qualunque la loro vita mutò. Vidi un bimbo bianco, vidi un bimbo nero ed un altro bimbo giallo ma le loro lacrime e i loro pianti non avevano più luce. La loro voce, una triste cantilena. Vidi la guerra, ma la guerra non ha nessuna tinta. Perché ha il colore del dolore.
Cos’è che fa la differenza e la alimenta? Rischio di essere perentorio per qualcuno ma la risposta è per forza di cose netta: l’indifferenza e che sposata con la vigliaccheria e ci fa starnutire per un attimo e poi niente come se la morte di persone fosse un granello di polvere entrato nelle narici, un corpo estraneo da espellere.
E lo sbattimento confusionale fa bene o fa male? Lascio a voi la risposta che non verrà perché su certi argomenti che inneggiano al cazzeggio e argomentazioni futili c’è un oceano di commenti, insulti e coprolalia diffusa, mentre quando si toccano temi dove bisogna intervenire con cognizione di causa allora è la nebbia e assenza di contributi a brillare nell’aria.
Beh verrebbe da dire che la risposta sta nell’ordine delle cose perché una malattia chiede questo e il diabete in specie appartiene alle patologie cosiddette sistemiche per le quali occorre una metodica e ordine d’approccio nella terapia e controllo nonché nella revisione e raccolta dei dati. Beh posso smentire questa considerazione. Ovvio che la via migliore resta sempre l’ordine e cura nel trattamento e gestione della malattia, esempio: la glicemia oggi solitamente va controllata prima dei pasti e di andare a dormire, e nei casi più scompensati e alterati lo stesso monitoraggio va ripetuto due, tre ore dopo i pasti; così come le iniezioni d’insulina di media vanno fatte ai pasti principali e la basale una volta almeno al dì. Ma c’è un ma, uno come me, e ce ne sono molti altri a migliaia che sono campati e campano tuttora con anni di vita sulle spalle assieme al diabete tipo 1, nella fase infantile e adolescenziale della patologia facevano, facevamo una sola iniezione di insulina senza controllo domiciliare dello zucchero nel sangue perché all’epoca non c’era.
E allora?
E allora c’è che siamo ancora qua a parlarne e non siamo dei fantasmi, ma in carne ed ossa a esternare il pensiero (almeno nel mio caso, ma forse farei bene a stare zitto per non dare fastidio a qualcuno, e magari chissà fra un po’ li faccio pure contenti va’, così vado a fare altro).
Non teorizzo mica il tanto peggio tanto meglio, solo affermo alla prova dei fatti che si può, non dico si deve poiché la scelta spetta all’individuo, affrontare l’esistenza senza diventare scemi per eccesso di zelo e smania di controllo per il quale si traduce in una frustrante rotazione su se stessi in una gara impossibile.
La confusione nel diabete a chi serve? A noi diabetici proprio per non restare imprigionati in gabbie strette e dottrine approssimative senza ritorno. Dobbiamo fare la media non vincere la gara per un primo posto inesistente e alla follia dell’integralismo e purismo diabetico.