Chi sono i deviati e le deviazioni standard le avete mai calcolate senza usare le macchinette? Certo che le usate sennò poi il medico quando vi interroga vi rimanda in aritmetica e francamente essere rimandati in diabetologia è una bella rottura di scatolette, da lanciare come fossero saette dalla terra al cielo. Beh qualche giorno fa ricevo un lungo scritto di un nostro lettore: tra le varie questioni poste in quattro pagine c’erano diverse considerazioni sulla comprensibilità e chiarezza della dottrina spiegata al popolo diabetico, esempio: il calcolo della deviazione standard e e deviazione extra. Confesso la mia più completa indifferenza e disinteresse per la materia, ma rispetto coloro che la coltivano e ne traggono beneficio.
Sommariamente non mi fido di nessuno. Necessariamente ho ancora bisogno di credere. Realmente dico un mare di cazzate. Sono complicato strano e mi sento costantemente emarginato. Sono una primavera ma amo l’autunno per i colori che regala alla natura, sfumature di bruciato tra un tocco arancione e giallo. Amo l’inverno con la sua forte pioggia, i lampi nel cielo e il candido della neve dove io mi riconosco, il freddo mi fa capire che sono vivo perché lo combatto col fuoco che mi arde dentro. Amo tutto ciò che è naturale, istintivo, semplice. Diffido di quelle persone che indossano le cuffie e non si perdono nella musica che stanno ascoltando. Diffido di quei sorrisi circostanziali e di chi quando ti parla evita la proiezione diretta di occhi contro occhi, anima contro anima. Diffido di quelle persone che si autodefiniscono silenti e urlano per farsi sentire, un silenzio è silente, non viene urlato ma taciuto per abbattere se ci sono quelle barriere del suono invisibili. Diffido delle persone che usano il “ti voglio bene” come fosse un “cenno del capo la mattina in attesa dell’autobus”. E diffido ancor di più delle persone che usano il “ti amo” come fosse una circostanza del momento, la necessità di quel momento. Il ti amo ha un grosso peso sulle labbra non gli si può dare un valore così “leggero”. Sono una di quelle persone perse e irrecuperabili. Il “ti voglio bene” lo devo sentire arrancarmi in gola perché vuole uscire mentre lo trattengo per paura che sfugga, allora si sono sicuro di voler bene. Il ti amo è un pugno allo stomaco. L’amore immaturo dice: “ti amo perché ho bisogno di te”. L’amore maturo dice: “ho bisogno di te perché ti amo”. Sono amore maturo. Sono davvero complicato io nelle mie sostanziali problematiche della vita, ho dentro un mare di emozioni e tanto da dare però mi sento costantemente vuoto. Un’equilibrio instabile, costantemente in bilico nella perdizione caotica dei miei pensieri, quelli si che urlano dentro la mia testa, dove nessuno oltre me può entrare. In fin dei conti sono solo uno stronzo che arranca nella vita.
Ammetto che c’è devianza e traggo l’immane differenza tra un diabetico al tramonto e uno all’alba di un nuovo giorno: altrove d’altronde ci sono vie e percorsi storici che partono da una sola puntura al dì a quattro e più solo per esempio. Come si capisce la deviazione è nell’ordine delle cose non nelle formule di qualsiasi forma e complessità