Buchi e tappabuchi, ci pensi a quanti nei fai e rifai ogni giorno? E poi stai a scrivere tutte le cifre e dati sul tuo diario cartaceo o meglio digitale, nel cloud, in rete, sull’app dello smartphone e/o tablet. Bravo ragazzo: ma ci capisci qualcosa oppure un cazzo? No te lo chiedo perché me proprio il più delle volte non capire na beata mazza. E la gente impazza su corsi e ricorsi, riempi libri e dorsi rilegati, byte e byte di testi per pronunciare versi che sembrano improperi.
Ne approfitto della pausa di Roberto per colmare un buco, o forse sarebbe meglio dire: tapparlo e incantare la platea intima di questo blog su di alcune elucubrazioni circa le dinamiche matematico tantriche dell’autocontrollo glicemico domestico del diabetico: non ci penso neanche un secondo, a parte queste righe appena stese.
Sapete il Bob Sinclair dei diabetici lo capisco quando se la prende per la fine della endocrinologia diabetica a Bologna e dintorni, per questione di bandiera, ma in verità debbo dire che nessuno ne sentirà la mancanza, basandomi sulla cruda e cinica realtà esistente. Non ti fila nessuno.
Il 90% delle visite per il controllo del diabete non mi hanno chiesto i dati riportati del diario glicemico, per la restante percentuale o facevano finta di leggerli e solo un 5% delle volte veniva letto. Tutto questo tenendo conto che porto il microinfusore + sensore.
Un mio vecchio endocrinologo del diabete (defunto) mi diceva qualche anno fa: se dovessimo in ogni giornata di visite leggere i diari della glicemia di ogni paziente ci vorrebbe una giornata di 48 ore, e parlo del tipo 1 soltanto, col tipo 2 potremmo affidarci direttamente al sistema della roulette russa. Il punti del problema diabete sono molteplici: in primo l’agibilità dell’assistenza sanitaria come dicevo poc’anzi, poi la miriade di facce che ha il diabete. I casi di diabete tipo 1 veramente complessi e di difficile controllo sono il 20% del totale mentre nel tipo 2 la percentuale cresce notevolmente fino a raddoppiare. Sentiamo come un mantra ripetere che il controllo domestico della glicemia a casa non serve farlo con il diabete tipo 2, perché inutile ai fini dell’ottenimento di un buon compenso glicemico, che basta fare la terapia, la dieta e muoversi. Giusto ma si dimentica un piccolo particolare: non è solo una questione di costi a carico della sanità pubblica ma ancor più di ingolfamento e paralisi dell’assistenza medica, causa l’impossibilità di gestire tutta sta massa di dati riportati dai pazienti fin quanto non sarà resa sicura e affidabile l’analisi valoriale dei dati.
Infine un altro aspetto va qui detto: d’accordo l’educazione sanitaria e alimentare per preparare i diabetici a vivere al meglio e in autarchia la malattia, ma c’è un altro piccolo dettaglio da sottolineare – oltre il 50% dei diabetici tipo 1 non capisce o fa fatica a comprendere il ginepraio di nozioni ricevute, e tale percentuale aumenta fino all’80% nel tipo 2.
Non voglio sostenere che la battaglia contro il diabete sia una battaglia persa, ma solo fornire dati nudi e crudi sulla realtà per affrontarla come si deve e non solo con belle parole e bei programmi che tali rimangono. Quindi caro Roberto trova la tua quarta dimensione e vai dove vuoi andare ma non starti a sbattere per cose di cui a nessuno frega.