Roberto Lambertini
Roberto Lambertini

Segno vergine ascendente toro, questo è il tema del mio diabete, oggi ricorre il 53° anniversario della diagnosi secondo gli annali della medicina, dell’AMD e della SID, dell’International Board of Missing Patient ecc. ecc. Perché riporto questo triste momento, punto di partenza di altri tristi momenti (naturalmente parlo per me, poiché la quasi totalità dei diabetici di tipo 1 con esordio della malattia infantile sta bene, è stata ed è curata come Dio comanda). Un semplice momento di porta a farlo: nel circo diabetico fatto di annunciatori e conferenzieri, muscolosi e nerboruti eroi e protagonisti di atletiche imprese di ogni genere e specie c’è una grande novità: nessuna. (Aggiungo i venditori di gadget e ammennicoli vari di sedicente utilità).

Nel 2023, se sarò ancora vivo a raccontarlo, faranno 60 di diabete e iniezioni d’insulina, visite mediche, controlli della glicemia, chetoacidosi, ipoglicemia, iperglicemia e molto altro ancora. Nel 2023 faranno 100 anni dalla prima iniezione d’insulina fatta a un paziente diabetico tipo 1 da Banting, grazie al quale noi appartenenti a quel tipo di malattia possiamo sopravvivere.

Dunque insulina a parte in cento anni per il diabete tipo 1 modalità alternative nella somministrazione dell’ormone nessuna a parte infilzarsi l’ago sottocute. Così come per affrontare le complicanze sviluppate dal diabete, a parte quelle cardiovascolari dove c’è più offerta farmacologica grazie a questa branca della medicina che ha fatto compiere passi effettivi in avanti nella ricerca di nuovi trattamenti, il resto è poca o niente roba. Basta pensare alla nefropatia diabetica o alla neuropatia sia periferica che autonomica, come alle lipodistrofie da iniezioni d’insulina. Tutti ambiti dove i trattamenti sono dei placebo e niente più.

Tutto è e resta, trapianti a parte (coi grossi limiti di questa procedura) bei progetti, utopistiche visioni per le quali nulla di concreto c’è.

Intanto nella vita di tutti i giorni si fa i conti con lo “spidocchiamento” delle glicemia/e, delle dosi d’insulina, della conta di questo e quello. Prevalentemente se non continuamente con l’arte insita nel popolo italiano: l’arrangiarsi (questo per la stragrande maggioranza di diabetici, per fortuna c’è una nicchia di aristocratici malati per i quali ci sono corsie preferenziali, ma questa è un’altra storia di cui il popolo non ha memoria).

Bene venendo alla sintesi e concludendo, faccio una scommessa, anche se che di facile vincita: nel 2023 io come la stragrande maggioranza di voi continueremo a farci l’insulina.

Una raccomandazione, la quale verrà esplicitamente ignorata: non seguite le sedicenti notizie sul diabete che appaiono in Internet, sia nei social che nei siti d’informazione tradizionale presenti nel web (Panorama, Repubblica, Corriere, Stampa ecc.). Vedete purtroppo internet è condizionato dalla raccolta pubblicitaria fatta sul rapporto visualizzazioni/click pertanto le testate cercano di attirare i lettori, navigatori con titoli seducenti e sempre ci riescono, soprattutto giocando sulle emozioni (cinismo del potere mediatico e politico). Ma attenzione: la stessa cosa accade nell’ambito della ricerca scientifica ma per altra ragione: trovare fondi per andare avanti negli studi, quindi se un titolo fa effetto e viene visto da milioni di persone, allora gli speculatori della finanza, i venture capital ecc. ci scommettono sopra e investono danaro, come anche le industrie chimiche e del farmaco.

Buona fortuna.

P.S.: se cercate un buon centro di diabetologia in Italia ormai l’ultima Vandea si trova nell’area prealpina. Padova, Verona, Brescia, Bergamo, Milano, Torino. Tutto il resto è noia.

#test55555555555.5456465353

Ciao Pizza Blue Monday 15 gennaio Giornata mondiale della Neve