La fibra alimentare. «Morì con aspri duoli per non poter mangiar rape e fagiuoli» (G.B. Croce, 1620). Questo l’epitaffio sulla tomba di Bertoldo di ‹‹nobil’ intelletto›› e tanto grato al re Alboino che lo volle con sé a corte e credendo di omaggiarlo di ogni bene lo fece nutrire con cibi raffinati ed esclusivi che ben presto modificarono le fisiologicità corporali del rozzo contadino fino a condurlo alla dolorosa morte. Con ogni probabilità la mancanza della buona fibra contenuta nei fagioli e nelle rape costipò l’intestino al punto tale da andare in letale blocco intestinale. Ora come allora, al nostro intestino occorre la fibra specialmente per coloro che hanno già una naturale predisposizione all’intestino pigro. Per fibra alimentare si intende un complesso di glicidi, che però non vengono digeriti nell’intestino tenue. È un insieme di composti di origine vegetale resistenti all’idrolisi degli enzimi digestivi e all’assorbimento. Esistono due grandi classi di fibra solubile e insolubile. La fibra solubile, presente soprattutto in frutta e legumi, ha un’azione non lassativa, tende a formare un gel all’interno nell’intestino con conseguente rallentamento dello svuotamento intestinale. Per questa ragione in caso di terapie dietologiche a basso regime calorico la quantità di questi alimenti non può essere libera ma stabilita. Per le sue proprietà chelanti, questa fibra interferisce con l’assorbimento di glicidi e lipidi, riducendo i livelli della colesterolemia e diminuendo il rischio cardiaco. Il fabbisogno giornaliero è pari a circa 20-35 gr al giorno. La fibra insolubile, presente nei cereali e in alcuni tipi di ortaggi, assorbe invece molta acqua e aumenta il volume delle feci, rendendole soffici e facilmente evacuabili; il transito veloce non permette l’eccessivo assorbimento di grassi e zuccheri. Per questa ragione nei centri di dimagrimento si tiene molto conto di questo aspetto e si aiuta il paziente con diversi interventi, compreso il famoso lavaggio del colon, ovvero l’idrocolonterapia, mirata a rimuovere qualunque residuo attuale e pregresso. La fibra vegetale, specialmente se assunta con regolarità, aiuta a prevenire alcune forme tumorali a carico del retto grazie alle sue proprietà igroscopiche, cioè di trattenimento dell’acqua nell’intestino. In quest’acqua si diluiscono le sostanze tossiche presenti e l’aumentato transito diminuisce il tempo di contatto tra tossine e parete intestinale. Aiuta inoltre nella prevenzione e nella terapia dell’obesità, aumenta il senso di sazietà e diminuisce la risposta insulinica, favorendo l’equilibrio della microflora intestinale. La fibra la troviamo in genere in tutti gli alimenti di origine vegetale: non è un nutriente energetico e, non essendo infatti assorbita, la sua principale funzione è quella di regolarizzare il transito intestinale e, soprattutto, di comportarsi da barriera per non fare assorbire troppi grassi e zuccheri introdotti con i cibi, una sorta di calmiere naturale. È suscettibile di essere degradata dalla flora batterica dell’intestino crasso, ma con insuccesso per mancanza di enzimi digestivi adatti. Il tentativo di degradazione parziale produce, spesso, quel senso di gonfiore talvolta lieve, talvolta in grado di assumere i connotati di una colica intestinale vera e propria. Oltre alla cellulosa e alle emicellulose si hanno anche glicidi semplici, come il sorbitolo, zuccheri naturali di riserva, come l’inulina di cui sono ricche la cipolla, il cardo e i carciofi, e il raffinosio dei legumi. Troviamo ancora le gomme di riserva o essudati vegetali, estratti di alghe o la frazione dell’amido alimentare, che non è demolita nell’intestino tenue. Attualmente le mutate abitudini alimentari e i procedimenti di raffinazione dei prodotti agricoli hanno contribuito a diminuire il consumo di fibre, che, si stima, sia passato da più di 30 grammi al dì a soli 15-20. L’azione delle fibre nello stomaco e nell’intestino tenue si esplica tramite le loro proprietà fisico-chimiche, l’idratazione e la formazione di gelatine e, nell’intestino crasso, tramite la loro fermentiscibilità. Gli effetti positivi e salutisti della giusta introduzione di fibra vegetale sono caratterizzati dal minor assorbimento del colesterolo nell’intestino, azione che protegge dall’insorgenza di malattie cardiovascolari. Nel caso di fibra alimentare derivante da frutta e verdura, tale azione è rinforzata da diversi micronutrienti dei cibi stessi, come le fibre solubili dei cereali, come i betaglucani dell’orzo e dell’avena o la pectina della frutta, che favoriscono tutti la diminuzione del colesterolo nel sangue.