Caro lettore che non arrivi a leggere oltre i 140 caratteri ti racconto la storia di Bulibù che adesso non c’è più. Bulibù aveva due anni e gli venne fuori la diabete: tanta sete e pipì tutto il dì, viso emaciato, corpo scheletrico e per salvarsi da quel momento dovette cominciare a farsi fare una puntura d’insulina per sempre, per tutta la vita, ogni santo giorno, ma non bastava questo? Evidentemente no. Bulibù da quel momento e per tante volte ogni anno cambiava casa ed andava ad abitare in ospedale, settimane e mesi tra prelievi e flebo e altri alambicchi. Un continuo perdersi tra coma ipoglicemico, convulsioni, iperglicemia, chetoacidosi attacchi epilettici, edema cerebrale e via andare. Nonostante tutto lo zucchero nel sangue di Bulibù non stava capito e sempre gli dava il benservito, lui intanto cresceva sempre con sta storia. E un giorno a sedici anni Bulibù non ce la faceva più di andare sempre per medici e non risolvere mai niente, con questi che, ogni volta dicevano sempre la stessa solfa: abbassa qui alza la e chissà chi lo sa. Allora decise di farla finita prese una siringa d’insulina la riempi tutta e se la inietto in corpo, ma per quella volta la vita ebbe la meglio e il giovine rimase tale. Ma l’andare delle cose non andava e intanto a vent’anni preso dalla rabbia per via della mancanza di attenzione e soluzione dei problemi irrisolti tra crisi glicemia e così via abbandonò l’allegra compagnia della diabetologia e per quindici anni non si fece vedere più.
Ora non sono più Bulibù ma i resti suoi restano in me. Il diabete esiste il diabetico pure ma i diabetici no questi sono una termine di fantasia. Rispetto ogni opinione e manifestazione di pensiero, dall’offesa, insulto alle espressioni di biasimo, critica, accusa, affetto, stima e altro ancora circa l’intendimento di interrompere la terapia con insulina dal prossimo 6 settembre. La mia storia, la mia formazione morale e culturale non accetta verso ogni essere umano e ancora più verso il malato lo sbattimento di maroni, il menefreghismo.
Prima di concludere questa nota voglio raccontare a chi mi legge due cose: una molto personale e l’altra riguardante i diabetici tipo 1 adulti di Bologna che non sono più tra noi. La mia: causa terapia gestite male in pediatria del Policlinico Sant’Orsola per parotite sono rimasto un uomo diabetico sterile, senza la possibilità di avere figli, la cosa assommata alle altre tare fisiche ereditate e recenti mi ha fatto andare avanti non facilmente, ma nonostante tutto sono arrivato fin qui. Invece dovete sapere che senza far rumore altri diabetici 1 se ne sono andati, togliendosi la vita nella mia città come da altre parti, i perché non li sapremo mai. Invece una cosa la so’: quando parlo e parlavo coi locali diabetologi che una delle possibili cause delle oscillazioni glicemiche era derivata dallo stress e logoramento provocato dalla malattia questi o ridevano, o parlavano di seghe mentali e paranoie. Insomma tutta la vita con una patologia cronica è una passeggiata.
Concludo con una considerazione: microinfusore, sensore, ricerca, trapianto, insulina e altro ancora, tutto molto bello sì, ma non vale niente se non prestiamo attenzione al diabetico come persona che vive per tutta una vita con una malattia e questa in alcuni casi lo logora fino alle estreme conseguenze. A Bologna non c’è mai stata attenzione e rispetto per questo aspetto della malattia. Ma attenzione il menefreghismo per massima parte è tra noi diabetici: siamo più virtuali che reali quando occorre.
Sono certo che le nuove generazioni con diabete tipo 1 avranno un futuro migliore, splendido, grazie a uomini e donne che ogni giorno lottano si impegnano per sostenere una cura nel tipo 1, nei laboratori di ricerca per trovare nuove vie nelle terapie e tecnologie impiegate nella malattia, e che lo fanno con umanità e attenzione verso la persona diabetica (medici, infermieri, psicologi e altri operatori): Auguro che tutto questo un giorno possa accadere anche a Bologna. Un personale ringraziamento lo rivolgo al professore e amico Camillo Ricordi alla presidente di FEDER Rita Stara e presidente di DIABO Agata Magaletta che tanto stanno facendo per i diabetici di Bologna e Regione.
Buon proseguimento dalla terra dei cachi….
Ti voglio bene e non virtualmente. Ti prego tienine conto.
Tutti in castigo?
Prova a raccontare tutte le nostre storie, tu che sai scrivere prova a raccontare la storia di ciascuno di tutti questi diabetici menefreghisti. Comincia dalla mia.
E se hai bisogno di qualcosa, chiedi pure.
Senza paura.
Non sei mica un bambino!
Pensaci!