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Guardo con occhi passati lo scorrere del paesaggio dal finestrino del treno che da Roma mi riporta a Bologna. Il viaggio è un miraggio, un percorso temporaneo avvolto tra le dune cerebrali. Un divagare di somme e sottrazioni assieme combinate dentro a questo istante, distante. E con gli occhi, la mente puoi scorgere un orizzonte diverso, poi toccarlo e prenderlo per mano. Un nastro, un arco che si tende a circolo come un gemma quando sta per schiudersi al mattino.

Ecco guarda con altri occhi come racconta Francesca Zangrandi

Una bambina guardava un prato, intorno a lei non vedeva altro che foglie secche e marce. Arrivò un Maestro e vedendola triste le chiese: “Cosa vedi?” La bimba disse: “Quello che c’è”, “e cosa c’è?” La bimba lo guardò stupita “Solo piante secche e marce”. A quel punto il Maestro le disse dolcemente: “Bimba, chiudi gli occhi e ascolta la mia voce.” La bimba chiuse gli occhi. “Dimentica quello che vedi al di fuori di te e guarda dentro te come è il tuo prato, guarda i suoi colori, ascolta i suoi suoni, senti il suo profumo. Respira. Apri gli occhi.” La bimba aprì gli occhi, non era cambiato nulla al di fuori, le piante erano ancora secche e marce. “Cosa vedi?” chiese il maestro.

La bimba guardò attentamente e tra le piante secche e marce vide un fiore che stava per sbocciare e dell’erbetta che stava per crescere. “Vedo un fiore e dell’erbetta”. Allora il Maestro le disse: “è questa la tua verità più profonda, le foglie secche e marce non fanno parte del tuo giardino, non sono tue. Ci sono, è vero! Fanno male e rendono difficile vedere il tuo fiore, ma il bello è che tu puoi scegliere. Puoi guardare il marcio intorno, quello che non ti appartiene, oppure puoi concentrarti sul tuo fiore e accudirlo. Così è anche nella vita, puoi permettere ai problemi, alle difficoltà di frenarti oppure puoi cercare tu una via, un punto di vista diverso, puoi creare tu la tua vita. Ricorda che siamo noi i creatori del nostro destino, quando diveniamo consapevoli, decidiamo noi cosa guardare e cosa vedere. Siamo liberi”. Il Maestro vide la bimba pensierosa e sorridendo le accarezzò la testa “Non temere, bimba, c’è un tempo per ogni cosa. C’è un tempo per la rabbia, uno per il dolore e uno per la consapevolezza. Però infondo alla rabbia, infondo al dolore, infondo a tutto quanto deve esserci solo una cosa: la speranza.”

La speranza si fa sostanza ogni giorno quando lavoriamo, ci impegniamo per cambiare le cose in meglio. Costruire una speranza che si fa sostanza significa per un diabetico poter ricevere assistenza adeguata alla propria malattia, cure migliorative sempre più efficaci nello stabilizzare i livello dello zucchero nel sangue e contrastare la comparsa delle complicanze patologiche.

Nell’agenda degli obiettivi per la Giornata Mondiale del Diabete dobbiamo porre anche tali temi che, nel diabete di tipo 1, sono irrinunciabili.