La medicina cos’è? Un metodo per guarire, lenire, curare un male, un dolore, una malattia? Per guadagnare tempo sulla morte, sulla sofferenza? Medicina cos’è? La riposta non ce l’ho ma posso fare un rigo di considerazione. Quando rifletto sul percorso tracciato, mi concentro e ragiono su delle basi fatte di esperienza sì come di conoscenza, sapere e informazione, ecco che cominciare a salire e vedere l’orizzonte con occhi diversi.
Lontano da tutto, sono un aquilone mi alzo in cielo spinto dal vento, ho mille colori, ho mille speranze, ho soffi d’inverno. Fluttuo nell’aria, libero da tutto, solo un filo mi tiene sospeso, solo un filo mi tiene fermo, solo un filo mi tiene sotto scacco. Leggero, semplice, liscio è un giorno che passa, sembra a tratti un masso ma non lo è, scivolo via, mi spengo in un attimo, mi riaccendo in un altro; si pensa, si cresce, si riflette.
Sì, si riflette; la realtà? Non bastano infiniti specchi per riflettere la realtà o sulla realtà! Tutto gira senza fermarsi mai, tutto gira troppo in fretta come una trottola che lambisce l’asfalto con la sua punta sul quale ruota. Ruota su se stessa senza una via di fuga, una via d’uscita. Fai a spallate con la vita, fai sacrifici e guardi avanti, guardi in alto, mai in basso! Vedi il presente, progetti il futuro, elabori il passato. Ti ritrovi a pianificare ogni tua azione, ogni tuo pensiero e continui a cercare il giusto legame e guardi in alto ancora, e ancora. Esiti, ed è lì, ancora fluttuante nell’aria in un pomeriggio di mezza stagione; pieno di movimenti, pieno di colori …spalancato accogli il vento che ti tiene lì, ti tiene vivo.
E tu lo fissi, in fin dei conti ti senti così, libero di volare, libero di sperare, libero di immaginare ogni piccolezza come se fosse un capolavoro; sì, è così, ci siamo, è uno specchio naturale. Sorridi, cammini e giungi a pensare: il filo! Sì il filo, proprio quel piccolo filo! Vabbè poco importa no? È un patetico filo! No, non lo è. Ti tiene in pugno, sa come ti muovi, sa ciò che vuoi fare, sa dove e come vuoi andare; non è il sapere, il filo è lì pronto, ti fa volare ma non troppo in alto, ti fa sperare ma non troppo in grande, ti fa camminare al vento a testa alta ma stop. Lui decide, e ti fa cadere!
Distrutto l’aquilone torna in cantina, riposto in un angolo, distrutto un uomo torna alla realtà. Era solo un sogno a farti volare, piedi giù, testa giù, pedalare! A stento sentirai il vento, prova a lasciarti andare tanto ci penserà il filo; è tutto scritto, è tutto deciso. Emozioni, sofferenze, delusioni o soddisfazioni sono stampate sul viso, indelebili come un codice storico, incancellabili come strade percorse, concrete come striature di colore sulle ali di questo aquilone!
La medicina è narrativa? Lascio a vai il giudizio, se vorrete potrete partecipare assieme a Graziana Valentini, Cinzia Francesca Dursi, Klau Kostaj e me all’incontro: Mamma ho sete, lunedì 28 novembre 2016 – Bologna. Una prima tappa proprio per parlare della narrazione e informazione come coesione e sollievo nel vissuto con una malattia: il diabete. Vi aspettiamo.