L’importanza dei vaccini. Un vaccino è un farmaco che conferisce immunità, più o meno efficace nei confronti di un agente patogeno, in parole povere serve a proteggere un individuo da malattie mortali o potenzialmente pericolose di fronte a scarsi o nulli effetti collaterali. La vaccinazione inoltre protegge la comunità: più individui sono vaccinati, più bassa è la possibilità di diffondere la malattia, che anzi può anche essere eradicata completamente all’interno di quel gruppo (si chiama immunità di gregge). Chi non si vaccina, quindi, mette in pericolo non solo la propria salute ma anche quella della comunità che frequenta. I vaccini sono stati una delle invenzioni più geniali dell’umanità e sono in parte responsabili dell’aumento dell’età media dell’uomo, del benessere diffuso delle nazioni ricche e della riduzione delle malattie infantili. Attaccare tale rimedio, accusandolo di chissà quali tragedie o rischi, è strumentale, stupido e spesso è un segnale di ignoranza o malafede; basterebbe ascoltare i racconti dei nostri nonni per rendersi conto dell’importanza di questa pratica.
Messi da parte i deliri degli antivaccinisti, che come vedremo si fondano su basi inattendibili e non scientifiche, è bene discutere di quei farmaci la cui utilità è dubbia o poco chiara e tra questi, a mio avviso, rientra uno dei vaccini più recenti, di «ultima generazione». Alcuni vaccini non sono per tutti, ad esempio quello antinfluenzale è consigliato solo per certe categorie a rischio, perché l’influenza non è una malattia letale (anzi, è quasi sempre banale) ma può diventarlo per alcuni individui (le persone morte per le conseguenze di una «banale» influenza, quindi i decessi direttamente causati dalla malattia e dalle sue complicanze, come le polmoniti, sono circa ottomila ogni anno in Italia). A loro si consiglia una protezione che per altri sarebbe eccessiva.
Questo vale per tutti i farmaci: vanno presi quando servono. Ma i vaccini servono tutti? Alcuni potrebbero essere abbandonati presto, come quello per la poliomielite: esistono zone nelle quali la malattia è presente e miete vittime, però il suo uso comincia a essere messo in discussione proprio per l’eradicazione della malattia in molte parti del mondo. C’è un altro vaccino utile a difendersi da una patologia potenzialmente mortale. Si tratta di una delle ultime scoperte in campo immunologico. Sto parlando della vaccinazione anti-Hpv (Human Papilloma Virus, ovvero virus del papilloma umano), pubblicizzata come vaccinazione contro il cancro del collo dell’utero. Primo grosso errore: la terapia previene il virus Hpv, non il cancro del collo uterino. L’idea di annunciare un «vaccino contro il cancro» è stata una trovata pubblicitaria degli uffici marketing delle aziende farmaceutiche. Diffondere la notizia (reale) della scoperta del vaccino anti-Hpv non avrebbe avuto lo stesso impatto. Lo studio delle operazioni di marketing precedenti l’uscita di un farmaco è accurato e attento, da esso può dipendere il successo del prodotto. Così è stato per il vaccino anti-Hpv. La ricerca e lo sviluppo del medicinale hanno richiesto sforzi economici e di ricerca immani e non si poteva rischiare il fallimento.