Verso la demolizione del servizio sanitario pubblico universale: come e perché sta accadendo?

Il 1 gennaio 1980 entrò in vigore la legge 883/1978 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale pubblico universale e con lei venivano date deleghe complete alle regioni per la gestione e organizzazione della sanità pubblica, procedendo contestualmente alla soppressione degli enti parastatali mutualistici che erano suddivisi per corporazioni professionali e lavorative, ed erogavano le prestazioni mediche a ciascun ente in modalità autonoma con convenzioni stipulate tramite le società e organizzazioni mediche del tempo. Per i poveri l’assistenza veniva erogata dagli ECA (Enti Comunali di Assistenza) e affidata al medico condotto comunale.

Dal 1980 ad oggi in materia di sanità è stato un susseguirsi continuo di tagli ed eliminazioni di prestazioni sanitarie e servizi, la prima a farne le spese, ad esempio fu l’assistenza odontoiatrica pubblica che di fatto rimase circoscritta solo ai poveri (in teoria).

Nel presente, la pandemia da COVID-19 ha messo in evidenza la disorganizzazione nell’affrontare una tale situazione e le laceranti debolezze del sistema paese e degli apparati di sanità pubblica/convenzionata, come delle strutture di assistenza (anziani e fragili) non solo di fronte alla pandemia ma proprie delle attività di routine.

Che fosse in atto un’azione di lungo corso volta a demolire il servizio sanitario pubblico e universale era noto da tempo, ma con ogni probabilità siamo arrivati al capitolo finale, alla prossima capitolazione della sanità pubblica grazie alla capacità propulsiva di lobby di interesse e potere che, a livello non solo nazionale ma mondiale, puntano ad “alleggerire” dalla zavorra umana composta dalle fasce deboli della popolazioni ovvero: malati, fragili, disabili, anziani e poveri. Lo si vede dall’avere organizzato in Italia come in tutti paesi ricchi ed economicamente evoluti il movimento “no vax”, una insalatiera di svariate sette a sfondo vetero ideologico/religioso e animistico capeggiate dai soliti professionisti dei settori agit-prop che fanno da “front man” delle predette lobby.

Ma chi sono i promotori del programma “Facile demolire”? In primo luogo, gruppi finanziari allocati in USA e Cina a cui seguono gruppi assicurativi che puntano ad appropriarsi del ricco settore sociosanitario in espansione globale a livello economico e di redditività, poi c’è una buona percentuale di medici e operatori sanitari (appartenenti alla coalizione degli intramoenia extramoenia, nonché eredi genetici del dottor Terzilli), e che hanno sposato la voce: meglio curare che prevenire. A questo fronte dell’importo si aggiunge poi una parte sociale del terzo settore come: baristi, ristoratori, operatori turistici e artisti, appartenenti alla corrente degli appiedati.

Di questa minoranza di speculatori (volontari e involontari) sulla pelle altrui vegeta poi la maggioranza silenziosa di quanti non condividono tale visione del futuro, fatto di una sanità per pochi e facoltosi clienti, ma la maggioranza non solo è silenziosa ma pure indifferente. E di questa maggioranza silenziosa ed indifferente facciamo parte anche noi diabetici: basta osservare il silenzio manifesto e l’inerzia a tutto campo espressa nel corso degli anni e in particolare in questi ultimi due anni di pandemia. Basta pensare al silenzio e menefreghismo evidente e rappresentato davanti alla negazione di elementari diritti nel campo della salute: personalmente ne so qualcosa con la mancata vaccinazione antinfluenzale 2020 e 2021 e la vicenda del microinfusore ad oggi irrisolta.

Anche di quanto oggi ho scritto resterà nulla, o forse, un giorno, nella giornata della memoria, servirà a sostituire le favole raccontate ai bambini della serie: c’era una volta ed ora non c’è più….

P.S: non ho citato l’attuale classe dirigente politica ed economica, come le sfere accademiche varie perché non pervenuta o al più accomodante e con una visione del futuro miope e non all’altezza dei problemi e side che ci attendono.