Datato 1737-1738, ora museo della Kasbah, ricompone i principali aspetti della cultura materiale della città e della regione

Il Palazzo della Kasbah, denominato “Dar-Al- Makhzen” o Palazzo del Sultano, occupa la parte est della Kasbah di Tangeri.
Data la sua posizione strategica il sito fu utilizzato dai cartaginesi e dai romani, come testimonia una leggenda secondo la quale li era collocato un tempio dedicato a Ercole.

Durante il primo periodo di occupazione musulmana, le forti archeologiche parlano di un governatore che si è insediato al Palazzo della Kasbah nel XII secolo, ma i dati non sono sufficienti per datare le costruzioni in elevato. Più tardi, questo sito, vide l’edificazione successiva della residenza dei governatori portoghesi Dorons Praefecti , tra il 1471 e il 1661, poi un castello più importante Upper Castle, che fu la residenza dei governatori inglesi dal 1662 al 1684.

Il Palazzo della Kasbah è l’opera di Ahmed Ben Ali, figlio di Caïd Ali Ben Abdellah El Hamani Errifi che cacciò l’occupante inglese nel 1684. una iscrizione di fondazione cesellato nel rivestimento murale in zellige della Qobbat dar el Boukhari, ci fornisce la data del 1151 dell’egira, circa 1737-1738 d.c.
Successivamente, questo monumento diviene la sede del potere e il simbolo dell’autorità locale. L’edificio ha subito numerose ristrutturazioni sotto i regni dei sultani Moulay Sliman e Moulay Hassan I.
Tra questi cambiamenti citiamo la costruzione della Grande Porta dei giardini, chiamata Riad Es-Soultan, sita nella parte nord-est, datata al 1306 dell’Egira. Nell’anno 1922 il Palazzo della Kasbah è stato trasformato in museo.

La mostra permanente

Il museo della Kasbah ricompone i principali aspetti della cultura materiale della città di Tangeri e della sua Regione. La mostra è divisa in tre sezioni organizzate in funzione di un percorso che rispetta l’architettura del palazzo. Essa illustra le caratteristiche dominanti di questa Regione, che ha svolto un ruolo unico nell’ambito delle relazioni tra Africa e Europa, dato che avrebbe funzionato come un incrocio tra i due continenti attraverso lo Stretto di Gibilterra, e come luogo di incontro e di scambio nel baccino occidentale del Mediterraneoe.

La prima sala, coperta da una cupola dodecagonale, è chiamata, “Bit el Mal”: resoreria. Essa conserva ancora una pesante cassa di legno di cedro rinforzata di staffe in ferro, e svolgeva il ruolo di antica cassaforte. A seguire una proiezione permanente illustra la situazione geografica dei principali siti archeologici che hanno restituito gli oggetti esposti.

Attorno ad un magnifico patio centrale, di colonne di marmo bianco, ornate di capitelli compositi, più sale si organizzano e offrono un ventaglio di oggetti evocanti la storia materiale di Tangeri e del suo vecchio paese, dalla preistoria fino al XIX secolo: utensileria litica ed ossea, ceramiche, figurine in terracotta, gioielli in argento di tradizione fenicia, amuleti, colliers in argento, gusci d’uovo di struzzo decorati, etc. Questa collezione è completata da un insieme eccezionale di ceramiche dipinte e di figurina provenienti dal sito.

La sala che corrisponde al periodo della romanizzazione è caratterizzata da un bassorilievo che rappresenta una scena di banchetto, e un blocco di trabeazione che evoca il tema della Vittoria sacrificante un toro. Siamo in grado di contemplare, anche, ceramiche, statuette, gioielli in avorio, o capolavori di vetri romani. La grande cupola, o “Koubba K’bira”, è una sala rivestita di zelliges, e decorata con gesso scolpito e di legno di cedro scolpito e dipinto et de bois de cèdre sculpté et peint sul soffitto. Essa espone luminarie, scrittoi ed un manoscritto del corano dorato ed illuminato datato al XIII sec. I versi di poesia che circondano i muri, conferiscono a questo spazio una bellezza maestosa.

Le sale da 5 a 7, sono consacrate al periodo musulmano: dei frammenti di rivestimento in zellige, dei fregi in legno di cedro scolpiti ed ornati di iscrizioni cufiche guarnito con decorazioni floreali, dei vasi in ceramica, di monete e di stele funerarie. La visita del primo patio si conclude con una esposizione di opere datate al periodo Alauita: manoscritti dorati con rilegatura illuminata, delle monete, un lampadario in rame giallo, delle armi da fuoco.

Le ex cucine del palazzo sono disposte su due livelli: il piano terra corrisponde alle importanti attività commerciali nella penisola tingitana e di altre civiltà mediterranee. Il calpestio del patio è pavimentato con un mosaico di Volubilis “Navigum Vaneris” che rappresenta la dea Venere seduta nel retro di una nave. Questa esposizione è arricchita di opere eccezionali, tra cui un vaso decorato con pesci, una Oenochoé etrusca, un Ouchebti egiziano, una lampada greca, delle anfore, delle ancore e un planisfero astrolabio. Questi oggetti testimoniano incontri fecondi.

Al primo piano si raggruppano delle testimonianze relative alla religione ed ai riti funerari: il modello in scala della tomba punica di Mghogha e il suo corredo, una sepoltura di bambino inumato in una giara, dei sarcofagi in piombo, delle urne di incinerazione scoperte nella necropoli di Marshan e degli affreschi provenienti dalla necropoli di Boukhachkhach.

Il giardino “Riad As Sultan” di stile marocco andaluso, è dotato di una fontana, e ospita una mostra a cielo aperto di una collezione lapidaria (dei capitelli in marmo e delle vere da pozzo) e dei cannoni.