Diabete: la patologia legata alle diseguaglianze socio economiche

In Italia prevalenza doppia nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali

Gli aspetti sociali ed economici hanno un ruolo determinante nello sviluppo del diabete: reddito, istruzione e il corretto accesso alle cure hanno una ricaduta in termini di comportamenti e stili di vita sani. I dati, sia a livello nazionale che internazionale sono inequivocabili.

In Italia il divario socio economico tra il nord e il sud del Paese si riflette nella prevalenza della malattia nella popolazione, che nelle regioni settentrionali è pari al 3% mentre in quelle meridionali, dove la mortalità del diabete è doppia, viaggia sull’ 8%, con punte massime in Calabria e Campania. Inoltre la prevalenza del diabete è maggiore nelle fasce di popolazione più svantaggiate ed è pari al 16% fra chi non ha alcun titolo di studio o la sola licenza elementare. Ciò è legato ad una pari distribuzione sul territorio nazionale delle persone in sovrappeso o obese, nettamente prevalenti in Calabria e Campania, regione quest’ultima con la più alta prevalenza di obesità infantile con oltre il 50% dei bambini obesi e sovrappeso e con ha il tasso di mortalità per diabete più alto d’Italia: 5,3 decessi per 10.000 abitanti. E a Napoli, in particolare, il tasso è del 4,9 decessi per 10.000 abitanti.

Roma riflette in piccolo questo andamento, con i quartieri più centrali che hanno una prevalenza del diabete nella popolazione, pari al 6%, dimezzata rispetto a quella delle periferie, dove è pari al 10-11%.

La stessa tendenza si registra a livello mondiale, dove l’incremento del diabete nei prossimi 25 anni riflette la medesima dinamica: contro un aumento del 13% in Europa e del 24% nel Nord America, l’Africa conoscerà una crescita del 134% e il Sud Est asiatico del 68%. Inoltre, la mortalità nel 2021 è stata compresa tra il 9% e il 12% in paesi come l’Etiopia o il Messico, mentre è stata inferiore al 3% negli stati europei e in Canada.

Al divario socio economico tra nord e sud in Italia corrisponde anche una differenza nella qualità dei sistemi sanitari di riferimento, che si traduce anche in termini di disparità nelle aspettative di vita che, tra Trentino e Campania, registra un distacco di 3 anni.

Il tema è stato affrontato oggi nella sessione “Diseguaglianze socio-economiche e diabete” nel corso dell’ultima giornata di “Panorama Diabete – Prevedere per prevenire”, promosso al Palazzo dei Congressi di Riccione dalla Società Italiana di Diabetologia presieduta da Angelo Avogaro. Ne hanno parlato, moderati da Mariangela Ghiani e Raffaele NapoliMarco Baroni con la relazione “Le determinanti socio-economiche nel rischio di diabete”Dario Pitocco che ha analizzato il “Ruolo delle differenze sociali nello sviluppo delle complicanze del diabete”Maria Masulli che ha esposto il “Ruolo dei determinanti socio-economici nel diabete gestazionale” e Maria Triassi che ha illustrato le “Differenze territoriali del diabete in Italia”.

“L’alimentazione corretta – dichiara il Presidente della SID, Angelo Avogaro – è un fattore fondamentale della prevenzione del diabete ed è strettamente legata alle condizioni socioeconomiche degli individui. Anche le informazioni sulla qualità e sulla quantità dei cibi che i pazienti affetti da questa patologia possono assumere sono spesso erronee e derivate da teorie a volte distorte, proprio a causa del livello di istruzione”.

“Il reddito gioca un ruolo fondamentale nella scelta dell’alimentazione – dichiara il Presidente Eletto della SID, Raffaella Buzzettidove gli alimenti di bassa qualità hanno una maggiore densità calorica, hanno più grassi e sono fatti per essere conservati più a lungo. Bisogna sostenere coloro che hanno meno strumenti culturali e meno istruzione, dimostrandosi capaci di raggiungere anche chi non è incline alla ricerca di informazioni serie e affidabili riguardo gli stili di vita, fondamentali per la prevenzione del diabete”.