Il senso comune è ampiamente definito come un insieme condiviso di credenze e approcci per pensare al mondo. elenabsl/Shutterstock

I politici spesso fanno appello al concetto di “buon senso” per giustificare le loro posizioni e azioni, contrapponendolo alle opinioni degli “esperti” o dell'”élite”. Ma cosa significa realmente il termine “buon senso” e perché i politici lo sfruttano così spesso nella loro retorica? Esistono prove concrete che il buon senso possa effettivamente prevalere sull’esperienza? In questo articolo esploreremo il concetto di buon senso alla luce della psicologia, cercando di comprendere perché sia così attraente per i politici e se può davvero essere un criterio valido per prendere decisioni politiche.

Definizione del buon senso:
Il “buon senso” è un termine vago e soggettivo che può variare in base alla cultura, all’esperienza personale e alla situazione specifica. In generale, si riferisce alla capacità di ragionamento logico e di prendere decisioni pragmatiche, basate su principi comuni e condivisi. I politici spesso utilizzano il buon senso come un’arma retorica per presentare le proprie opinioni come soluzioni intuitive e immediate ai problemi che affliggono la società.

Attrattiva per i politici:
Il motivo principale per cui i politici amano sfruttare il concetto di buon senso è che esso risuona con le persone comuni. Presentare un argomento come una questione di buon senso crea un senso di familiarità e connessione emotiva con l’elettorato. Questo approccio si basa sull’idea che le persone si fidino più delle proprie intuizioni e del loro senso comune piuttosto che delle opinioni degli esperti o dell’élite. Inoltre, il concetto di buon senso può essere manipolato e adattato per adattarsi alle convinzioni personali del politico, consentendo loro di presentare le proprie idee come “ovvie” e “naturali”.

La sfida dell’esperienza:
Tuttavia, la pretesa del buon senso come criterio superiore all’esperienza può essere problematica. L’esperienza e l’expertise sono spesso fondamentali per comprendere a fondo le complessità dei problemi politici. Gli esperti, come gli economisti, i sociologi o gli scienziati politici, offrono analisi e soluzioni basate su dati empirici e ricerche approfondite. In contrasto, il buon senso si basa spesso su intuizioni personali e opinioni soggettive, che potrebbero non essere necessariamente informate o accurate.

Contributo della psicologia:
La psicologia fornisce un’importante prospettiva per comprendere il ruolo del buon senso in politica. Studi psicologici hanno dimostrato che le persone tendono ad affidarsi al proprio senso comune per prendere decisioni, poiché fornisce un modo rapido ed efficiente per valutare le situazioni. Tuttavia, questa tendenza può anche portare a errori di giudizio e decisioni irrazionali. La ricerca ha evidenziato l’influenza di pregiudizi cognitivi, come l’effetto di ancore, la conferma delle aspettative e l’errore di attribuzione, che possono distorti la nostra percezione del buon senso.

Conclusioni:
Il buon senso è un concetto complesso e soggettivo, spesso sfruttato dai politici per giustificare le proprie posizioni. Sebbene possa essere attraente per le persone comuni, la sua pretesa di superare l’esperienza e l’expertise può essere problematica. La psicologia ci ricorda che il buon senso può essere influenzato da pregiudizi e distorsioni cognitive, che possono portare a decisioni irrazionali. Pertanto, è importante valutare in modo critico il buon senso proposto dai politici e cercare di basare le decisioni su prove concrete e informazioni basate sulla ricerca.

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