Lo studio finlandese sulla nefropatia diabetica evidenzia l’aumento del rischio di eventi cardiovascolari e mortalità tra i lavoratori con diabete di tipo 1 a causa della sedentarietà eccessiva sul posto di lavoro.
La sedentarietà sul posto di lavoro è una delle problematiche più diffuse nella società contemporanea, specialmente in contesti lavorativi dove il tempo trascorso seduti costituisce gran parte della giornata. Se nella popolazione generale tale comportamento è associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e mortalità prematura, i dati riguardanti gli individui con diabete di tipo 1 erano finora scarsi. Tuttavia, uno studio prospettico condotto nell’ambito del Nefropatia Diabetica Finlandese ha fatto luce sugli effetti dannosi dell’eccessiva sedentarietà lavorativa per i soggetti affetti da diabete di tipo 1, con implicazioni significative per la loro salute cardiovascolare e la mortalità.
Lo Studio Finlandese: Metodologia e Obiettivi
Lo studio ha coinvolto un campione di 1.704 individui con diabete di tipo 1, con un’età media di 38,9 anni, ed è stato condotto nell’ambito del Nefropatia Diabetica Finlandese, un’importante ricerca che indaga sulle complicanze a lungo termine del diabete. L’obiettivo principale era identificare i fattori clinici associati alla sedentarietà sul lavoro e valutarne l’associazione con eventi cardiovascolari e mortalità, indipendentemente dall’attività fisica praticata nel tempo libero.
La sedentarietà occupazionale eccessiva è stata definita come il trascorrere sei o più ore al giorno seduti durante l’orario lavorativo. Per misurare questo comportamento, i partecipanti hanno compilato un questionario di autovalutazione, mentre i dati relativi agli eventi cardiovascolari e alla mortalità sono stati raccolti attraverso registri nazionali.
Fattori di Rischio Associati alla Sedentarietà
Dai risultati emerge che i lavoratori con diabete di tipo 1 che trascorrono più di sei ore seduti al lavoro sono esposti a un rischio significativamente maggiore di eventi cardiovascolari e di mortalità rispetto a coloro che hanno stili di vita lavorativi più attivi. Ma quali sono i fattori che determinano un comportamento sedentario?
Tra i fattori clinici e demografici associati positivamente alla sedentarietà sul lavoro spiccano:
- Una categoria occupazionale elevata, con un odds ratio (OR) di 6,53, il che indica che i lavoratori in posizioni più alte, spesso legate a ruoli d’ufficio, tendono a trascorrere più tempo seduti.
- L’età avanzata, seppur in misura lieve, aumenta la probabilità di sedentarietà lavorativa (OR 1,02).
D’altra parte, vi sono fattori che si associano negativamente alla sedentarietà, riducendone il rischio. Tra questi:
- Il fumo attuale, con un OR di 0,68, suggerisce che i fumatori potrebbero essere meno sedentari al lavoro, sebbene le ragioni siano ancora da esplorare.
- La presenza di albuminuria moderata (OR 0,55), un indicatore di danno renale precoce, e una elevata attività fisica nel tempo libero (OR 0,52), che appare come un fattore protettivo contro la sedentarietà.
Sedentarietà e Salute Cardiovascolare
Durante un follow-up mediano di oltre 12 anni, il 9,6% dei partecipanti (163 individui) ha subito un evento cardiovascolare. La sedentarietà lavorativa è stata identificata come un forte predittore di tali eventi, con un hazard ratio (HR) di 1,55 dopo aver aggiustato per fattori confondenti, come età, sesso e abitudini di vita. Ciò significa che chi trascorre lunghe ore seduto al lavoro ha un rischio maggiore del 55% di subire un evento cardiovascolare rispetto a chi è più attivo.
Questo rischio persiste anche quando si tiene conto dell’attività fisica svolta al di fuori del lavoro. Questo dato evidenzia che, pur praticando sport o esercizi fisici nel tempo libero, non si può contrastare completamente l’effetto negativo della sedentarietà prolungata durante la giornata lavorativa.
Sedentarietà e Mortalità
Un altro dato preoccupante riguarda la mortalità per tutte le cause, che ha colpito il 6,3% dei partecipanti (108 individui) durante un follow-up mediano di circa 13,7 anni. Anche in questo caso, l’eccessiva sedentarietà lavorativa si è rivelata un fattore determinante, con un rischio più che doppio di mortalità tra coloro che trascorrono lunghe ore seduti (HR 2,06), soprattutto tra i fumatori attuali.
Implicazioni per la Salute Pubblica
I risultati di questo studio hanno importanti implicazioni per la gestione della salute sul luogo di lavoro, in particolare per gli individui con diabete di tipo 1. Le attuali linee guida sull’attività fisica spesso si concentrano su raccomandazioni relative all’esercizio nel tempo libero, ma trascurano di affrontare in modo adeguato il comportamento sedentario durante la giornata lavorativa. Lo studio suggerisce che la riduzione del tempo trascorso seduti sul posto di lavoro dovrebbe essere una priorità per gli interventi di salute pubblica, poiché potrebbe ridurre significativamente il rischio di malattie cardiovascolari e migliorare la longevità dei lavoratori diabetici.
È fondamentale sviluppare politiche aziendali che incoraggino i dipendenti a fare pause frequenti per muoversi durante l’orario lavorativo. Inoltre, si potrebbero implementare postazioni di lavoro in piedi, riunioni in movimento e l’uso di dispositivi di monitoraggio della postura per favorire una maggiore attività fisica anche in ambiente lavorativo.
Conclusioni
La sedentarietà sul posto di lavoro rappresenta un grave rischio per la salute cardiovascolare e la mortalità tra i soggetti con diabete di tipo 1, indipendentemente dall’attività fisica nel tempo libero. Questo studio prospettico ha messo in luce l’importanza di affrontare il problema del comportamento sedentario nei luoghi di lavoro, incoraggiando interventi specifici che possano contribuire a migliorare la qualità della vita e ridurre il rischio di complicazioni gravi.
Le aziende e i datori di lavoro dovrebbero quindi considerare l’introduzione di programmi volti a limitare il tempo trascorso seduti, promuovendo una maggiore attività fisica durante la giornata lavorativa. Questo potrebbe rivelarsi un passo cruciale nella protezione della salute dei lavoratori, specialmente tra quelli più vulnerabili, come le persone con diabete di tipo 1.
Lo studio è stato pubblicato il 30 ottobre 2024 nella rivista Cardiovascular Diabetology