La Commissione Nazionale dei Dietisti denuncia l’assenza di servizi nutrizionali nei nuovi LEA, sollevando preoccupazioni per le persone malnutrite e per chi necessita di assistenza nutrizionale
Il nuovo nomenclatore esclude le prestazioni nutrizionali: un rischio per la salute dei cittadini
Il recente aggiornamento del nomenclatore nazionale della specialistica ambulatoriale, che definisce le prestazioni sanitarie coperte dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ha escluso le prestazioni di terapia dietetica e monitoraggio nutrizionale, nonostante le richieste di includerle da parte degli operatori del settore. Questo cambiamento ha suscitato reazioni di forte preoccupazione da parte della Commissione Nazionale dei Dietisti, rappresentata dal Presidente Marco Tonelli, che denuncia le gravi conseguenze per la salute dei cittadini, soprattutto per chi è malnutrito, ha disturbi dell’alimentazione o necessità di nutrizione artificiale.
La denuncia della Commissione di albo nazionale dei Dietisti
La Commissione di albo nazionale dei Dietisti della FNO TSRM e PSTRP ha espresso apertamente il proprio sconforto per la decisione di lasciare fuori dal nuovo nomenclatore le prestazioni nutrizionali. “Nonostante i ripetuti appelli a includere la nutrizione nei LEA e le proposte avanzate attraverso canali istituzionali, nulla è cambiato,” ha dichiarato Tonelli. Egli sottolinea come l’assenza di tali servizi lasci un vuoto assistenziale per coloro che necessitano di riabilitazione nutrizionale o di un monitoraggio nutrizionale costante, come persone affette da disordini alimentari, malattie croniche o patologie oncologiche.
“Anche il Ministero della Salute ha più volte evidenziato l’importanza di un corretto stile di vita e di un’alimentazione sana,” continua Tonelli. Tuttavia, la nuova versione del nomenclatore sembra smentire l’impegno ministeriale a favore della prevenzione e della salute attraverso un’adeguata assistenza nutrizionale. Tale mancanza di riconoscimento ufficiale della terapia dietetica e del monitoraggio nutrizionale nei LEA appare un passo indietro per la sanità pubblica, penalizzando soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione.
L’impatto sulla salute pubblica e sulle Regioni virtuose
La decisione di escludere le prestazioni nutrizionali non solo potrebbe compromettere la salute dei cittadini, ma potrebbe anche incidere negativamente sulle finanze pubbliche. La Commissione di albo nazionale dei Dietisti ha ribadito che investire sull’assistenza nutrizionale non comporta un costo aggiuntivo, ma piuttosto un risparmio complessivo per il sistema sanitario. “Secondo alcune stime,” spiega Tonelli, “la disponibilità di prestazioni nutrizionali può portare a una riduzione fino al 10% dei costi sanitari totali, grazie alla diminuzione di morbilità, mortalità e complicanze legate alla malnutrizione e ad altre patologie croniche.”
A dimostrazione dei benefici dell’assistenza nutrizionale, alcune regioni italiane, negli ultimi decenni, hanno sviluppato programmi dedicati inserendo specifiche prestazioni nutrizionali nei propri nomenclatori. Tuttavia, con l’introduzione del nuovo nomenclatore nazionale, esiste il rischio concreto che queste Regioni, che finora si sono distinte per un approccio virtuoso alla salute pubblica, siano costrette a conformarsi all’esclusione delle prestazioni nutrizionali. In tal caso, percorsi assistenziali regionali di eccellenza per la malnutrizione, la nutrizione artificiale e la riabilitazione nutrizionale potrebbero essere ridotti o eliminati, a discapito dei cittadini che ne beneficiano.
L’importanza dell’assistenza nutrizionale per i cittadini malnutriti e disfagici
Tra i soggetti più colpiti dalla mancanza di un’adeguata assistenza nutrizionale ci sono le persone disfagiche e quelle con malattie oncologiche, che spesso necessitano di un monitoraggio costante per evitare condizioni di malnutrizione. La riabilitazione nutrizionale è fondamentale per garantire che tali pazienti mantengano un livello di salute sufficiente a tollerare le terapie e a ridurre i rischi di complicazioni.
Inoltre, la nutrizione artificiale domiciliare rappresenta un’altra area critica ignorata dal nuovo nomenclatore. Le persone che necessitano di nutrizione artificiale, per varie condizioni croniche o acute, si affidano a supporti nutrizionali specifici che richiedono un monitoraggio da parte di specialisti. L’esclusione di tali prestazioni comporta un ulteriore rischio per la salute di questi pazienti, aumentando il carico sulle famiglie e riducendo l’autonomia delle persone a casa, già gravate dalla complessità della gestione nutrizionale.
Educazione e counseling nutrizionale: una risorsa mancata per prevenire e contrastare l’obesità
L’esclusione dell’educazione nutrizionale e del counseling è un’altra carenza significativa del nuovo nomenclatore. L’obesità e le malattie croniche non trasmissibili sono problemi di salute pubblica di crescente rilevanza e, come sottolineato più volte dalle istituzioni sanitarie, prevenire queste condizioni attraverso un’adeguata educazione alimentare è una strategia efficace.
Gli interventi di educazione e counseling nutrizionale aiutano i cittadini a fare scelte consapevoli per mantenere uno stile di vita sano, riducendo il rischio di sviluppare patologie croniche come il diabete, le malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro. La mancanza di prestazioni preventive aggrava la situazione di chi è già a rischio, compromettendo la capacità della sanità pubblica di intervenire tempestivamente.
Un appello per un’assistenza nutrizionale equa e accessibile a tutti
Di fronte a questa situazione, la Commissione di albo nazionale dei Dietisti rivolge un appello al Ministero della Salute e alle Regioni affinché venga riconosciuto il diritto dei cittadini a un’assistenza nutrizionale omogenea su tutto il territorio nazionale. “Non possiamo accettare disuguaglianze nell’accesso alle cure,” dichiara Tonelli. La Commissione sottolinea che tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza, dovrebbero poter accedere alle stesse prestazioni sanitarie, senza essere penalizzati da decisioni che ignorano l’importanza della nutrizione per la salute.
Tonelli conclude con un appello alle istituzioni: “Confidiamo nell’accoglimento in extremis di questo ulteriore appello per un’assistenza nutrizionale inclusiva e equamente distribuita.”
Il nuovo nomenclatore nazionale, così come strutturato, sembra ignorare le reali esigenze dei cittadini in ambito nutrizionale. La mancanza di prestazioni dietetiche e di monitoraggio nutrizionale nei LEA rappresenta una grave omissione che rischia di compromettere la salute di migliaia di persone, gravando allo stesso tempo sui costi complessivi della sanità pubblica. Riconoscere l’assistenza nutrizionale come diritto essenziale potrebbe essere il primo passo verso una sanità più equa e inclusiva.