1,5 milioni di italiani con diabete vivono in zone periferiche. La FeSDI lancia l’appello all’assemblea ANCI: costruire città “diabetes-friendly” per garantire equità e prossimità nei servizi sanitari.
Le aree interne d’Italia, abitate da oltre 13 milioni di persone, rappresentano una sfida cruciale per l’accesso ai servizi essenziali, inclusi quelli sanitari. Tra gli oltre 4 milioni di italiani che convivono con il diabete, ben 1,5 milioni risiedono in questi territori remoti, dove le difficoltà geografiche e la carenza di risorse rischiano di accentuare l’emarginazione sociale e sanitaria. Per affrontare questa emergenza, la Federazione delle Società Diabetologiche Italiane (FeSDI) ha rinnovato il suo impegno durante la 41a Assemblea dell’ANCI, in corso al Lingotto di Torino, con un appello chiaro: rendere le città, grandi e piccole, “diabetes-friendly”.
Un problema di equità nell’accesso alle cure
I comuni delle aree interne, spesso caratterizzati da spopolamento e scarse infrastrutture, ospitano una popolazione prevalentemente anziana, segmento in cui il diabete è più diffuso. Oltre un residente su quattro in queste zone ha più di 65 anni, un dato che evidenzia come l’invecchiamento e l’isolamento possano amplificare le fragilità. La Professoressa Raffaella Buzzetti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), ha sottolineato come queste aree siano teatro di una “desertificazione sanitaria” che colpisce in particolare le donne anziane, spesso sole e prive di supporto sociale.
La proposta della FeSDI: prossimità e tecnologia
Con la campagna “Facciamo squadra attorno al diabete”, la FeSDI punta a creare una rete sanitaria inclusiva che porti i servizi vicino ai cittadini. Tra le soluzioni proposte figurano:
• Digitalizzazione e telemedicina: strumenti essenziali per abbattere le barriere geografiche e consentire ai pazienti di accedere a consulti e monitoraggi senza spostamenti onerosi.
• Integrazione sociosanitaria: una stretta collaborazione tra medici di base, specialisti e servizi territoriali per garantire continuità assistenziale.
• Politiche locali e nazionali sinergiche: necessarie per creare modelli sanitari equi ed efficaci.
Il Presidente della FeSDI, Riccardo Candido, ha evidenziato l’importanza di questa strategia per promuovere un sistema che consenta alle persone di “curarsi vicino a casa”, valorizzando il ruolo dei comuni come partner strategici.
Il ruolo dei comuni e la sfida dell’ANCI
Gli oltre 8.000 comuni italiani rappresentati dall’ANCI sono cruciali per trasformare queste proposte in realtà. Il nuovo Presidente ANCI, Gaetano Manfredi, ha ricevuto gli auguri della FeSDI, che ha espresso la volontà di continuare la collaborazione per mantenere al centro dell’agenda temi come prevenzione e salute pubblica. L’invito è quello di investire su modelli innovativi, capaci di rispondere alle esigenze delle comunità più fragili, adottando un approccio olistico che coniughi urbanizzazione, benessere e salute.
Una sfida di inclusione sociale
La campagna “Facciamo squadra attorno al diabete” non è solo un’iniziativa sanitaria, ma anche un appello a una maggiore inclusione sociale. La FeSDI intende rompere l’isolamento di chi vive nelle aree interne, rendendo visibili bisogni spesso trascurati. Come sottolineato dalla Professoressa Buzzetti, il diabete nelle aree montane e periferiche è una questione che richiede attenzione particolare per evitare che diventi sinonimo di “povertà sanitaria”.
Screening e sensibilizzazione: il contributo concreto della FeSDI
Durante l’Assemblea ANCI, la FeSDI ha allestito uno stand informativo dove i diabetologi hanno offerto screening gratuiti e consigli pratici. Questa presenza tangibile dimostra come la Federazione miri non solo a discutere le politiche, ma anche a implementare azioni concrete per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Conclusioni: costruire città amiche del diabete
L’alleanza tra FeSDI e ANCI è un modello di collaborazione che può ispirare altre iniziative a livello locale e nazionale. Garantire equità nell’accesso alle cure non è solo una questione di sanità, ma anche di giustizia sociale. Le città “diabetes-friendly” possono diventare simbolo di un’Italia che non lascia indietro nessuno, costruendo un futuro in cui la salute sia davvero un diritto universale.
Con la speranza che questo appello trovi ascolto, la FeSDI si impegna a mantenere aperto il dialogo con i comuni, perché solo insieme si può vincere la sfida del diabete nelle aree interne.