Come il sistema di somministrazione automatizzata di insulina sta rivoluzionando la gestione del diabete di tipo 1 per gli atleti: il racconto di tre casi straordinari di maratone a Tokyo, Santiago e Parigi.


La gestione del diabete di tipo 1 durante l’attività fisica intensa è sempre stata una sfida significativa per chi ne soffre. Tuttavia, una nuova tecnologia ibrida a circuito chiuso, recentemente studiata e presentata in occasione del congresso dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD) a Madrid, ha mostrato come la somministrazione automatizzata di insulina possa fare la differenza. Grazie a un algoritmo avanzato, questa tecnologia consente un monitoraggio e una regolazione costante del livello di glucosio nel sangue, permettendo a tre adulti con diabete di tipo 1 di completare maratone a Tokyo, Santiago e Parigi.

Un passo avanti per la gestione del diabete

La tecnologia, nota come sistema AID (Automated Insulin Delivery), rappresenta un’evoluzione nella gestione del diabete di tipo 1, dove il pancreas non produce insulina e i livelli di glucosio nel sangue possono essere regolati solo tramite somministrazione esterna. Il sistema AID include un algoritmo ibrido a ciclo chiuso che, ogni cinque minuti, somministra automaticamente insulina basale e boli correttivi in base ai livelli di glucosio rilevati da un sensore continuo. Questo approccio avanzato ha reso possibile un controllo più preciso e tempestivo dei livelli di zucchero nel sangue, rispondendo in tempo reale alle variazioni dovute all’esercizio fisico e ad altre esigenze corporee.

I casi di studio: tre maratone in tre continenti

I resoconti presentati durante l’EASD riportano tre casi significativi: un uomo di 50 anni che ha corso la maratona di Tokyo, un uomo di 40 anni che ha partecipato alla maratona di Santiago in Cile, e una donna di 34 anni che ha completato la maratona di Parigi. Nonostante le loro diverse condizioni fisiche e di preparazione, tutti e tre hanno potuto contare su un controllo glicemico avanzato grazie al sistema AID.

Il primo caso, quello dell’uomo di 50 anni, ha dimostrato come il sistema ibrido a circuito chiuso possa mantenere il livello di glucosio entro l’intervallo target per il 96% del tempo durante una maratona. Questo risultato straordinario, raggiunto riducendo del 25% la dose di insulina a colazione e del 50% quella pre-gara, ha permesso all’atleta di mantenere una glicemia media di 107 mg/dl, ben al di sotto della soglia raccomandata per prevenire complicazioni.

Nel secondo caso, l’uomo di 40 anni ha mantenuto il 100% del tempo di gara entro l’intervallo corretto di glucosio, con una media di 110 mg/dl. Anche lui ha beneficiato della riduzione della dose di insulina pre-gara, dimostrando che con il giusto monitoraggio e un adattamento personalizzato, è possibile ottenere prestazioni eccellenti anche per chi ha convissuto con il diabete per anni.

Il terzo caso, quello della donna di 34 anni, ha evidenziato un aspetto altrettanto importante: l’importanza della formazione e della consapevolezza nell’uso di questa tecnologia. Sebbene la donna abbia completato la maratona di Parigi in un tempo notevole, ha sperimentato un’iperglicemia prolungata durante la gara. La sua esperienza ha messo in luce come una scorretta gestione dei carboidrati e delle impostazioni del sistema AID, in particolare il “target di glucosio temporaneo”, possa influire negativamente sul controllo glicemico durante attività fisiche intense.

Un futuro più attivo per le persone con diabete di tipo 1

Questi casi studio offrono preziosi spunti per i professionisti della salute e per chiunque viva con il diabete di tipo 1, dimostrando come la tecnologia AID possa migliorare significativamente la qualità della vita, anche durante attività fisiche estreme come la corsa di una maratona. “È entusiasmante vedere come la tecnologia possa cambiare le regole del gioco, consentendo a sempre più persone con diabete di tipo 1 di vivere vite più attive e sicure”, ha affermato la dottoressa Maria Onetto, autrice principale dello studio e docente presso la Pontificia Universidad Católica di Santiago del Cile.

La sfida principale per chi vive con il diabete di tipo 1, soprattutto durante l’attività fisica, è mantenere i livelli di glucosio entro un intervallo target (TIR). Il sistema AID, grazie al suo monitoraggio continuo e alle regolazioni automatiche, ha dimostrato di essere un alleato fondamentale per raggiungere questo obiettivo, prevenendo episodi di ipoglicemia e iperglicemia che possono compromettere la prestazione atletica e la salute generale.

Le implicazioni per gli atleti diabetici

Per gli atleti con diabete di tipo 1, la possibilità di partecipare a eventi sportivi di alto livello, come le maratone, rappresenta una conquista non solo personale, ma anche simbolica. Dimostra che, grazie alle nuove tecnologie, le barriere che un tempo sembravano insormontabili possono essere superate. Tuttavia, come sottolineato dal team di ricerca, è essenziale una preparazione adeguata e una formazione continua sull’uso di questi dispositivi.

In particolare, il dottor Onetto ha evidenziato l’importanza di pianificare e adattare la strategia terapeutica in modo personalizzato, in base alle esigenze specifiche di ogni individuo. Questo include l’uso del “target temporaneo di glucosio” durante l’attività fisica, una funzione che permette di alzare temporaneamente il target di glucosio per evitare ipoglicemie durante l’esercizio fisico intenso.

Conclusioni: una vita più attiva e sicura grazie alla tecnologia

La tecnologia di somministrazione automatizzata di insulina rappresenta una vera e propria rivoluzione per chi vive con il diabete di tipo 1. Gli esempi delle maratone di Tokyo, Santiago e Parigi dimostrano che, con il giusto supporto tecnologico, è possibile condurre una vita piena, attiva e libera dalle limitazioni imposte dalla malattia. La ricerca presentata al congresso EASD di quest’anno non solo segna un passo avanti nella gestione del diabete, ma offre nuove speranze a milioni di persone in tutto il mondo.

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