Come l’approccio assistenziale sta ridefinendo il ruolo della persona con diabete, tra diritti fondamentali e sfide nell’era della personalizzazione sanitaria.

Introduzione

Negli ultimi decenni, la gestione del diabete ha subito una trasformazione radicale. Laddove un tempo il paziente era al centro di un modello puramente assistenziale, oggi si parla sempre più di “cliente” o “utente”, con l’intento di enfatizzare l’autonomia e la partecipazione attiva alla propria cura. Tuttavia, di recente si sta assistendo a un ritorno del modello assistenziale, complici le sfide economiche, sociali e organizzative. Questo articolo esplora l’evoluzione del ruolo della persona con diabete e analizza le implicazioni del ritorno all’assistenzialismo nella sanità moderna.


Dal paziente al cliente: un viaggio nella gestione del diabete

Negli anni ’80 e ’90, il diabete era gestito principalmente attraverso un modello assistenziale, in cui il paziente riceveva cure standardizzate senza un ruolo attivo nella decisione delle terapie. Con l’avanzare delle tecnologie e il cambiamento delle politiche sanitarie, è emersa una nuova filosofia: la persona con diabete è diventata un cliente. Questo approccio, che trae ispirazione dal mondo aziendale, ha introdotto concetti come la personalizzazione, la scelta informata e la centralità dell’esperienza.

Vantaggi del modello cliente:

  1. Autonomia e consapevolezza: L’accesso a tecnologie come il monitoraggio continuo del glucosio (CGM) e i microinfusori ha permesso alle persone con diabete di gestire meglio la propria condizione.
  2. Approccio olistico: La cura non è più solo medica, ma coinvolge aspetti psicologici, sociali e lavorativi.
  3. Personalizzazione: I percorsi terapeutici vengono adattati alle esigenze specifiche di ciascun individuo.

Il ritorno dell’assistenzialismo: una regressione o una necessità?

Nonostante i progressi, le recenti sfide globali, tra cui crisi economiche, pandemia e carenza di personale sanitario, stanno riportando in auge un approccio più assistenziale. La persona con diabete rischia di essere percepita nuovamente come destinataria passiva di cure.

Cause principali del ritorno all’assistenzialismo:

  • Riduzione delle risorse sanitarie: Tagli ai budget e sovraccarico dei sistemi sanitari.
  • Disparità territoriali: In alcune regioni, l’accesso a tecnologie avanzate è limitato, costringendo i pazienti a dipendere maggiormente dai centri ospedalieri.
  • Invecchiamento della popolazione: Con un numero crescente di anziani, le cure standardizzate e l’assistenzialismo sembrano una soluzione più praticabile.

L’impatto psicologico sul paziente/cliente

Il ritorno a un modello assistenziale può avere un impatto significativo sull’identità della persona con diabete. Quando viene trattata esclusivamente come “paziente”, potrebbe sentirsi meno coinvolta e responsabilizzata, con conseguenze dirette sulla sua aderenza alla terapia.

Rischi psicologici dell’assistenzialismo:

  1. Perdita di autonomia: La gestione attiva della malattia è essenziale per evitare complicanze a lungo termine.
  2. Sfiducia nel sistema: Quando la personalizzazione viene meno, aumenta la percezione di essere “numeri” in un sistema sovraccarico.
  3. Riduzione del benessere emotivo: La centralità dell’individuo è fondamentale per mantenere alta la motivazione.

Un nuovo equilibrio tra assistenza e autonomia

Il dibattito tra modello assistenziale e cliente non deve essere visto come una dicotomia, ma come un’opportunità per integrare i punti di forza di entrambi gli approcci.

Proposte per un modello integrato:

  1. Educazione e empowerment: Offrire programmi formativi per responsabilizzare le persone con diabete senza abbandonarle a se stesse.
  2. Tecnologia accessibile: Garantire che i dispositivi innovativi siano disponibili anche nelle regioni meno sviluppate.
  3. Cure su misura: Integrare il supporto assistenziale con percorsi terapeutici personalizzati.
  4. Supporto psicologico: Affiancare alla gestione clinica un sostegno emotivo per migliorare la qualità di vita.

Conclusioni

Il ritorno all’assistenzialismo può essere visto come una risposta necessaria alle attuali difficoltà del sistema sanitario, ma non deve compromettere i progressi raggiunti nella gestione autonoma del diabete. La persona con diabete non deve essere etichettata solo come “paziente” o “cliente”, ma considerata nella sua interezza, con bisogni che spaziano dalla cura alla consapevolezza, dall’autonomia al supporto.

L’equilibrio tra assistenza e responsabilizzazione rappresenta la chiave per garantire un futuro sostenibile, in cui ogni individuo possa vivere una vita piena e soddisfacente, nonostante le sfide poste dal diabete.