Dalle innovazioni farmacologiche all’uso del CGM per ogni età, passando per la personalizzazione nella gravidanza e nella terza età: le Standards of Care in Diabetes—2025 rivoluzionano l’approccio clinico con uno sguardo olistico e moderno.

“Non curiamo solo il glucosio, ma preveniamo anche le complicanze. E dobbiamo farlo insieme.” Con queste parole, la dottoressa Rozalina G. McCoy, docente all’Università del Maryland, introduce il cuore pulsante delle nuove Standards of Care in Diabetes—2025 dell’American Diabetes Association® (ADA), presentate in occasione dell’85ª edizione delle Scientific Sessions a Chicago.

Un documento monumentale — ben 385 pagine — che si propone come bussola clinica aggiornata, dettagliata, ma anche sorprendentemente umana. Il suo obiettivo? Offrire una cura del diabete sempre più precisa, personalizzata, e accessibile. Ecco cosa cambia, e perché è importante saperlo.


Farmaci: GLP-1, insulina inalata e cerotti

L’aggiornamento più discusso riguarda l’uso dei farmaci ipoglicemizzanti, con un’attenzione particolare agli agonisti del recettore GLP-1, come semaglutide e tirzepatide, che oggi rappresentano una svolta non solo per la glicemia, ma anche per il controllo del peso e la riduzione del rischio cardiovascolare.

Emergono anche forme innovative di insulina, come la versione inalata e i cerotti transdermici, e un focus preciso su come personalizzare la terapia insulinica in combinazione con i moderni sistemi di somministrazione automatizzata (AID). Il monito finale? Evitare i preparati non approvati, soprattutto quelli composti in farmacia.


Tecnologia: il CGM per tutti, nessuno escluso

La tecnologia non è un optional. La professoressa Grazia Aleppo, della Northwestern University, è netta: “Ogni persona con diabete dovrebbe usare un CGM, è semplice.” Il monitoraggio continuo del glucosio (CGM) entra così nelle raccomandazioni di routine per chi vive con diabete di tipo 1, tipo 2 in terapia insulinica, anziani e donne in gravidanza.

Il documento include anche aggiornamenti per chi utilizza dispositivi in loop chiuso, open source e sistemi automatizzati, con l’obiettivo di sostenere la libertà di scelta del paziente e una gestione più stabile della glicemia.


Terza età: rispetto, CGM e decisioni condivise

Le novità per gli anziani sono tra le più rivoluzionarie: il CGM è raccomandato anche per gli over 65 in terapia insulinica, con l’obiettivo di ridurre il rischio ipoglicemico. Ma c’è di più. La dottoressa Naushira Pandya sottolinea l’importanza della continuità di cura basata sul desiderio del paziente e delle sue possibilità reali.

“Quello che conta deve venire per primo: ciò che il paziente vuole, ciò che può fare, ciò che è disposto ad accettare.” Un ritorno all’essenza dell’assistenza, con la tecnologia al servizio della dignità.


Gravidanza: tutti i tipi di diabete in un’unica visione

L’approccio alla gravidanza con diabete è stato ristrutturato per includere tutte le forme della condizione: tipo 1, tipo 2, prediabete e diabete gestazionale. Cambia anche la raccomandazione sull’acido folico: non più solo 400 mcg/die, ma un intervallo tra 400 e 800 mcg.

La dottoressa Sarit Polsky segnala inoltre che i sistemi AID vengono suggeriti anche in gravidanza, ma con target glicemici specifici per il periodo gestazionale. Perché sì, anche l’attesa va gestita con precisione, ma senza perdere tenerezza.


Ospedale: test A1C all’ingresso e piani personalizzati alla dimissione

Nel contesto ospedalieroil diabete non può essere dimenticato in corsia. Il dottor Rajesh K. Garg evidenzia che ora si raccomanda il test A1C a tutti i pazienti ricoverati (se non effettuato negli ultimi tre mesi) e una valutazione puntuale alla dimissione, includendo l’opzione di riprendere GLP-1 o GIP/GLP-1 in modo personalizzato.

Cambia anche la definizione operativa di iperglicemia, che ora considera “storia di diabete oppure glicemia ? 200 mg/dL”, e si sottolinea l’importanza dei dispositivi essenziali al rientro a casa. Un piccolo ago, una grande differenza.


Educazione e supporto: l’alleanza continua

Non basta sapere cosa fare: bisogna essere accompagnati a farlo. È questo il messaggio di Kathaleen Briggs Early, che riafferma l’importanza della formazione continua per il paziente con diabete.

Si raccomanda di preferire l’acqua ad altre bevande (anche a quelle senza zucchero), di distinguere tra digiuno religioso e intermittente, e di offrire sostegno educativo lungo tutto il percorso di vita, non solo al momento della diagnosi.


Conclusione: la cura si evolve, ma resta umana

Queste nuove Standards of Care non sono semplici linee guida: sono una dichiarazione di intenti. Curare non significa solo prescrivere, ma comprendere, personalizzare, rispettare. Che si parli di insulina inalata, CGM o dieta, la vera innovazione è l’ascolto.

Chi si occupa di diabete — medici, caregiver, infermieri e pazienti — oggi ha uno strumento più ricco, più inclusivo e più flessibile. Un manuale aggiornato per affrontare il presente e costruire il futuro della cura.


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© Roberto Lambertini
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