Come sarà questo inverno? Non lo so e né mi azzardo a fare ipotesi o previsioni a livello climatico. Certo, come oramai i svariati studi e ricerche hanno confermato, le temperature rigide possono influire negativamente sia nei risultati della glicemia e media della stessa (Hba1C) che sulla pressione arteriosa. Sappiamo come temperature fredde, molto fredde aumentano le probabilità nella popolazione a rischio di un evento critico cardiovascolare e in presenza di diabete tale fattore si incrementa in modo ulteriore. Ecco le ragioni per cui nel periodo invernale è opportuno prestare una attenzione specifica sulla salute del nostro cuore, a cominciare dalla pressione arteriosa.
E dalle arterie al cuore ci fa bene sapere quanto è importante aver cura della funzione cardiaca, comunque con o senza diabete, a tale proposito riprendo la recente raccomandazione pubblicata dall’ADA (American Diabetes Association) proprio qualche tempo fa sull’importanza obiettiva di tenere monitorata la pressione arteriosa in noi diabetici di entrambi i tipi. Il passaggio importante da sottolineare riguarda la pressione sistolica (massima) che si deve cercare di mantenere al di sotto di 130 mm/Hg, con l’obiettivo primario di rallentare il processo di ingrossamento del cuore (ipertrofia ventricolare) e ai problemi ad esso associati.
L’ipertensione arteriosa essenziale o primaria è una malattia dell’apparato circolatorio molto diffusa nella nostra società e tra noi diabetici in particolare. Al contrario dell’ipertensione secondaria (per la quale sono note le cause scatenanti la patologia), per l’ipertensione essenziale non sono stati scoperti ed identificati i fattori scatenanti.
L’ipertensione primaria è perciò una patologia nella quale è possibile individuare un livello di pressione sanguigna che è superiore ai livelli normali. La patologia richiede un controllo farmacologico per evitare che, con il persistere della condizione, possa essere causa per lo sviluppo di complicanze a carico del sistema cardio-circolatorio.
In ogni singolo individuo il livello di pressione arteriosa dipende dall’interazione tra fattori genetici, ereditari e lo stile di vita applicato. È ben riconosciuto che l’ipertensione essenziale ha un’importante componente ereditaria, sulla quale insistono le componenti legate allo stile di vita e l’alimentazione seguita. Va aggiunto come il diabete, sia tipo 1 che 2, concorre a far insorgere l’ipertensione con elevata frequenza.
Il metodo ideale vorrebbe che la misurazione ed il controllo della pressione avvenisse all’interno dei vasi sanguigni, per poter ottenere valori esatti, precisi e veritieri. Tale tipologia di esame, sebbene in grado di fornire valori precisi, non è attuabile su ampia scala a causa dell’eccesiva invasività dell’operazione, attuabile solo in particolari condizioni e con specifiche tecnologie. Risulta perciò ancora utile ai fini pratici routinari l’utilizzo dello sfigmomanometro, che permette di ottenere, con buona approssimazione, valori utili per valutare i valori pressori.
Il diabetico quando dovrebbe misurare la pressione? Al risveglio e in seguito ad episodi d’ipoglicemia e iperglicemia, in quanto sono i momenti dove si possono verificare con maggiore facilità sbalzi pressori. La frequenza dei controlli naturalmente è legata alla condizione specifica individuale: se abbiamo familiarità con la medesima ad esempio è bene monitorarla almeno una volta alla settimana e parlarne con il nostro medico sempre.
Nel pacchetto dei controlli annuali di routine previsti per il diabetico c’è la visita cardiologica con elettrocardiogramma per verificare lo stato del muscolo cardiaco. Ma in realtà la diagnostica in tale ambito è meglio vederla in un’ottica più approfondita, ad esempio tramite l’ecocardiogramma magari sotto sforzo, per avere una diagnosi più chiara dello stato del nostro cuore.