La carne rossa sotto accusa: ridurre il consumo di ferro eme per prevenire il diabete.

Un recente studio condotto dalla Harvard TH Chan School of Public Health ha portato alla luce un legame significativo tra l’assunzione di ferro eme, presente nella carne rossa e in altri prodotti animali, e l’aumento del rischio di diabete di tipo 2 (T2D). I ricercatori hanno scoperto che ridurre il consumo di ferro eme e seguire una dieta più ricca di alimenti vegetali può aiutare a diminuire il rischio di sviluppare questa malattia. Questo solleva inoltre preoccupazioni sull’aggiunta di eme nelle alternative vegetali alla carne che stanno guadagnando popolarità.

Lo studio, pubblicato il 13 agosto su Nature Metabolism, ha utilizzato 36 anni di rapporti dietetici di oltre 200.000 adulti per analizzare il legame tra diverse forme di ferro e il rischio di T2D. Mentre il ferro non eme, presente nei cibi vegetali, non è risultato associato al diabete di tipo 2, il ferro eme ha mostrato una chiara correlazione con l’aumento del rischio.

Il gruppo di partecipanti con l’assunzione più elevata di ferro eme ha mostrato un rischio maggiore del 26% di sviluppare T2D rispetto a quelli con un consumo inferiore. I ricercatori hanno inoltre scoperto che il ferro eme contribuiva a più della metà del rischio di diabete associato alla carne rossa non lavorata.

L’analisi dei biomarcatori metabolici ha rivelato che una maggiore assunzione di ferro eme è associata a livelli più elevati di fattori di rischio come il peptide C, i trigliceridi e la proteina C-reattiva, mentre livelli di colesterolo HDL e adiponectina, entrambi benefici, risultavano più bassi.

A livello di popolazione, questi risultati suggeriscono la necessità di rivedere le linee guida dietetiche per ridurre i tassi di diabete. “Questo studio sottolinea l’importanza di scelte dietetiche sane nella prevenzione del diabete”, ha affermato Frank Hu, professore di nutrizione ed epidemiologia. “Ridurre l’assunzione di ferro eme, in particolare dalla carne rossa, e adottare una dieta più a base vegetale può essere una strategia efficace per ridurre il rischio di diabete”.

Sebbene lo studio presenti alcune limitazioni, come la possibilità di fattori confondenti non contabilizzati e l’errore di misurazione nei dati epidemiologici, i ricercatori sottolineano l’importanza di replicare questi risultati in gruppi razziali ed etnici diversi per confermare l’universalità delle conclusioni.

Questi risultati rappresentano un passo importante verso una comprensione più completa dell’impatto delle abitudini alimentari sulla salute e la prevenzione del diabete di tipo 2, contribuendo a guidare le future strategie di salute pubblica.

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