Dati incoraggianti per il diabete tipo 2 e nuove sfide per il tipo 1: l’Italia avanza nella cura, tra farmaci innovativi e attenzione alla qualità della vita, ma il percorso è ancora lungo.
C’è un’Italia che lotta silenziosamente contro il tempo e la glicemia, che sfida il peso delle abitudini e l’inerzia delle cure. È l’Italia dei diabetologi, dei pazienti e delle loro famiglie, raccontata con precisione chirurgica dagli Annali AMD 2024, una delle più complete rilevazioni cliniche sul diabete a livello internazionale.
I dati parlano chiaro: l’assistenza migliora, ma la partita è tutt’altro che chiusa.
Diabete tipo 1: quando il tempo pesa sul cuore e sulla bilancia
Il diabete tipo 1 in Italia sta cambiando volto. Non più solo una malattia dei giovani: l’età media sfiora i 49 anni, con quasi un paziente su cinque sopra i 65 e una piccola, ma crescente, schiera di ottuagenari. E con l’età, cresce anche l’obesità (14,3%, in salita). Il colesterolo migliora (46% sotto controllo), la glicata resta un tasto dolente (36%), e l’uso dei microinfusori, pietra angolare della terapia moderna, è fermo a un timido 19%. Insomma, se il diabete fosse una sinfonia, ci sarebbe bisogno di più archi (innovazione) e meno pause (inerzia terapeutica).
Diabete tipo 2: meno chili, più farmaci mirati
Sul fronte del diabete tipo 2, invece, c’è aria di cambiamento. L’obesità cala al 35%, un piccolo ma significativo passo avanti. Gli innovativi farmaci gliflozine e GLP-1 fanno la parte del leone, passando dal 67,5% al 77,4% di utilizzo. Stabile il controllo della glicata (56%), in salita il colesterolo a bersaglio (44%). Peccato per la pressione, dove solo il 26,5% centra l’obiettivo: un invito a non abbassare la guardia.
Diabete gestazionale: mamme sempre più attente, ma c’è margine di miglioramento
Il diabete in gravidanza (GDM) resta un campo delicato. La diagnosi tardiva cala (13,6%) e oltre il 60% delle pazienti adotta modifiche dello stile di vita. Tuttavia, l’età media sopra i 35 anni e l’obesità pregravidica (25,6%) continuano a preoccupare. Serve un’azione preventiva decisa, perché prevenire, qui più che mai, è meglio che curare.
Sfide aperte: piede diabetico e retinopatia, le ombre della cura
Nonostante i progressi, restano aree critiche: il monitoraggio del piede diabetico e della retinopatia diabetica arranca. La proposta? Dotare tutti i centri di diabetologia di retinografi e creare un tavolo nazionale per il piede diabetico. Piccoli passi (è proprio il caso di dirlo) che possono fare la differenza.
Un tesoro di dati per un futuro migliore
Il patrimonio degli Annali AMD non è solo un esercizio statistico: è una bussola per orientare le politiche sanitarie. Come sottolinea il presidente AMD, Riccardo Candido, queste informazioni possono guidare decisioni concrete, dalla distribuzione delle risorse alla formazione del personale. E con oltre 60 pubblicazioni internazionali già all’attivo, la ricerca italiana si conferma una voce autorevole nel coro mondiale.
Un finale tutto da scrivere
In un mondo in cui le malattie croniche sono spesso vissute come condanne silenziose, il messaggio degli Annali AMD è limpido: c’è spazio per cambiare, migliorare e innovare. Ma non basta la buona volontà. Servono investimenti, tecnologie, attenzione politica. Perché il diabete non aspetta e il tempo – soprattutto per chi convive con la malattia – vale più di ogni statistica.
Hashtag per i social:
#AnnaliAMD2024 #Diabete #Salute #Innovazione #FarmaciInnovativi #DiabeteTipo1 #DiabeteTipo2 #SaluteDonna #Prevenzione #Obesità #SanitàPubblica #Retinopatia #PiedeDiabetico