Un algoritmo sviluppato al Mount Sinai impara dai dati clinici e assiste i medici in terapia intensiva nel dosaggio dell’insulina, con risultati pari – o superiori – all’intervento umano.
Intelligenza artificiale in corsia: la nuova frontiera del controllo glicemico post-operatorio
In un’epoca in cui la tecnologia promette di potenziare l’essere umano senza sostituirlo, la medicina abbraccia l’intelligenza artificiale come alleato prezioso. È il caso di GLUCOSE, il nuovo modello di apprendimento automatico sviluppato dalla Icahn School of Medicine del Mount Sinai, capace di ottimizzare il dosaggio dell’insulina nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico al cuore.
Ogni anno, migliaia di pazienti finiscono in terapia intensiva dopo un’operazione al cuore, un periodo critico in cui la gestione della glicemia è tanto delicata quanto determinante. Il rischio di iperglicemia e ipoglicemia è dietro l’angolo, e i protocolli tradizionali spesso faticano ad adattarsi alla complessità clinica e alla variabilità individuale.
Ed è proprio in questo contesto, ad alta pressione e carico cognitivo, che GLUCOSE fa la differenza.
Cos’è GLUCOSE e perché segna una svolta
GLUCOSE è un modello di intelligenza artificiale basato sull’apprendimento per rinforzo distributivo, progettato per suggerire in tempo reale la dose ottimale di insulina per ogni singolo paziente, utilizzando esclusivamente i dati clinici attuali.
Nei test condotti su casi reali, l’algoritmo ha ottenuto prestazioni pari o superiori a quelle dei medici esperti, pur senza l’accesso alle anamnesi complete. Una prova di forza che non sfida l’esperienza umana, ma la sostiene e rafforza, come sottolinea il dottor Ankit Sakhuja, autore senior dello studio:
“L’AI non sostituisce il giudizio clinico. Lo affianca, lo amplifica, lo libera da vincoli computazionali per permettere ai medici di concentrarsi sull’aspetto più umano della cura”.
Come funziona il modello?
GLUCOSE apprende per tentativi ed errori controllati, raffinando progressivamente la propria capacità di raccomandare dosaggi sicuri ed efficaci. Utilizza tecniche avanzate di apprendimento per rinforzo conservativo e distributivo, progettate per mantenere un comportamento prudente e clinicamente valido.
Il sistema è stato valutato confrontandolo con le decisioni assunte dai medici nella pratica quotidiana. I risultati, pubblicati su NPJ Digital Medicine il 27 maggio, parlano chiaro: il modello migliora il controllo glicemico senza sacrificare la sicurezza del paziente.
Non un sostituto, ma un assistente clinico intelligente
GLUCOSE non ha la pretesa di soppiantare i medici. Al contrario, il suo scopo è offrire supporto decisionale in tempo reale, adattabile e flessibile. I medici restano i decisori finali: l’algoritmo fornisce il consiglio, il professionista valuta e decide.
Questo tipo di intelligenza artificiale aumentata potrebbe in futuro essere integrato nei sistemi di cartelle cliniche elettroniche, facilitando l’assistenza e migliorando i risultati anche in ambienti clinici meno strutturati.

Credito
Desman, et al., Medicina digitale NPJ
I prossimi passi: più dati, più contesti, più vite salvate
Se oggi GLUCOSE lavora solo con i dati clinici disponibili in tempo reale, i ricercatori puntano a integrarlo presto con informazioni nutrizionali, farmacologiche e comportamentali, ampliandone ulteriormente l’accuratezza.
I co-autori Girish N. Nadkarni e Ankit Sakhuja vedono un futuro in cui modelli simili saranno parte integrante del flusso operativo ospedaliero. Non come sostituti, ma come partner digitali nella cura:
“Il nostro obiettivo è potenziare l’essere umano. L’intelligenza artificiale è un’estensione della nostra capacità di prendersi cura dell’altro”.
Un nuovo paradigma per la medicina di precisione
Il caso di GLUCOSE dimostra che l’intelligenza artificiale responsabile non è fantascienza, ma pratica clinica emergente. Quando i dati vengono utilizzati con rigore scientifico e sensibilità etica, possono davvero diventare strumenti di umanizzazione della cura.
Il cuore umano, fragile ma resiliente, incontra così un alleato algoritmico. E insieme – paziente, medico e AI – percorrono una strada più sicura verso la guarigione.
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