sensore © Roberto Lambertinisensore © Roberto Lambertini

Un gruppo di esperti italiani propone una svolta nell’assistenza al T2D: il monitoraggio continuo del glucosio (CGM) come strumento chiave per migliorare l’autogestione, superare le barriere cliniche e personalizzare la terapia

Il diabete di tipo 2 (T2D) è oggi una delle principali sfide sanitarie globali. Non si tratta solo di numeri: è una pandemia silenziosa che incide sulla vita di milioni di persone, condizionandone il futuro e la qualità della vita. In Italia, come nel resto del mondo, i medici si confrontano ogni giorno con le barriere che impediscono ai pazienti di raggiungere un controllo glicemico ottimale. Eppure, un nuovo fronte si sta aprendo: quello del monitoraggio continuo della glicemia, noto con l’acronimo CGM (Continuous Glucose Monitoring).

Un gruppo di esperti italiani ha recentemente analizzato l’impatto di questa tecnologia nella gestione del T2D. L’obiettivo? Superare i limiti delle attuali linee guida, proponendo un approccio pratico e centrato sul paziente.

Le barriere da abbattere

Il primo ostacolo è spesso invisibile: la scarsa aderenza alla terapia. Accanto a questa, si affiancano l’eterogeneità della malattia e la difficoltà dei pazienti nel gestire la propria condizione in modo autonomo. Per chi è trattato con insulina, l’autogestione è fondamentale e il monitoraggio glicemico è il perno di ogni decisione quotidiana: cosa mangiare, quando fare attività fisica, come regolare i farmaci.

Tradizionalmente, il controllo glicemico si è affidato all’automisurazione capillare, una pratica efficace ma con diversi limiti: discontinuità delle misurazioni, assenza di dati notturni, difficoltà nel cogliere tendenze e picchi improvvisi. È qui che il CGM entra in gioco con tutta la sua forza innovativa.

CGM: oltre il tipo 1

Se nel diabete di tipo 1 l’efficacia del CGM è ormai consolidata – con risultati chiari nella riduzione dell’ipoglicemia e nel miglioramento dell’HbA1c – è nel T2D che questa tecnologia può offrire una vera rivoluzione, ancora in parte inesplorata.

I nuovi dispositivi CGM, spesso poco invasivi e sempre più accessibili, misurano in modo continuo o intermittente il glucosio nel liquido interstiziale. Forniscono dati in tempo reale e trend glicemici fondamentali per una gestione personalizzata. E soprattutto, svelano quei picchi post-prandiali o quelle ipoglicemie notturne che sfuggono ai metodi tradizionali.

Secondo gli esperti, l’uso del CGM dovrebbe essere esteso anche ai pazienti con T2D trattati con insulina basale o terapia orale, specie quando si evidenziano oscillazioni glicemiche inspiegabili o difficoltà nel raggiungere target terapeutici.

Una guida oltre le linee guida

Il panel di specialisti italiani propone un nuovo paradigma: l’integrazione del CGM nella pratica clinica quotidiana, andando oltre le indicazioni restrittive delle linee guida attuali. Serve una valutazione caso per caso, tenendo conto della complessità del T2D, della motivazione del paziente, del tipo di trattamento in corso e delle risorse disponibili.

L’adozione del CGM non deve essere vista solo come un upgrade tecnologico, ma come un’opportunità di educazione terapeutica e di alleanza tra medico e paziente. I dati ottenuti dal CGM sono un’occasione di dialogo, di riflessione e di consapevolezza.

Il ruolo cruciale dell’autogestione

Nel T2D, l’autogestione è la vera cura. Non basta prescrivere farmaci: bisogna fornire strumenti che aiutino il paziente a conoscere sé stesso. Il CGM, in questo senso, è un alleato potente. Permette di visualizzare gli effetti immediati del comportamento alimentare, dell’attività fisica o dello stress, traducendo numeri in consapevolezza.

Dati alla mano, chi utilizza il CGM migliora la propria capacità di agire sul diabete. Anche quando non vi è un abbattimento drastico dell’emoglobina glicata, si osserva una maggiore stabilità, meno episodi di ipoglicemia e una qualità della vita più alta.

Una chiamata all’azione

La proposta del gruppo di esperti italiani non è solo tecnica: è una chiamata all’azione rivolta a clinici, pazienti, istituzioni e aziende sanitarie. L’integrazione del CGM nell’assistenza al diabete di tipo 2 è una scelta strategica per migliorare gli esiti clinici, contenere i costi indiretti della malattia e dare dignità a milioni di persone che ogni giorno combattono in silenzio.

La tecnologia, quando è al servizio dell’uomo, può essere poesia della cura. E il CGM, oggi, è una penna che scrive nuove possibilità nel libro del diabete di tipo 2.


Hashtag per social media:

#DiabeteTipo2 #CGM #MonitoraggioGlicemia #InnovazioneSanitaria #SaluteDigitale #GestioneDelDiabete #EspertiItaliani #Autogestione #CuraPersonalizzata #TecnologiaInSanità #DiabeteNews


Riferimento: Diabetes Metabolism Research & Reviews – 11 giugno 2025

Concetta Irace, Angelo Avogaro, Federico Bertuzzi, Raffaella Buzzetti, Riccardo Candido, Stefano Del Prato, Paolo Di Bartolo, Paolo Fiorina, Carlo Bruno Giorda, Francesco Giorgino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.