Undicesima edizione dell’IDF Diabetes AtlasUndicesima edizione dell’IDF Diabetes Atlas

Secondo l’IDF, oltre 250 milioni di persone vivono con il diabete senza saperlo: un’emergenza globale che chiede prevenzione, diagnosi precoce e azione congiunta di governi e cittadini.

Nel brusio digitale della quotidianità, un’ombra silenziosa e affamata si allunga sulle vite di milioni di persone: si chiama diabete, e spesso non si fa riconoscere. Secondo i dati sconvolgenti dell’undicesima edizione dell’IDF Diabetes Atlas, presentata oggi al Congresso mondiale sul diabete a Bangkok, oltre 252 milioni di persone vivono con il diabete senza saperlo. È come se l’intera popolazione di Francia, Italia, Regno Unito e Spagna messe insieme stesse camminando su un filo, senza sapere che sotto di loro c’è un abisso.

A livello globale, un adulto su nove (pari a 589 milioni di persone) è affetto da diabete. Ma la parte sommersa dell’iceberg è ancora più pericolosa: oltre il 40% dei casi non è diagnosticato. Questo vuol dire che centinaia di milioni di persone scopriranno di avere il diabete solo quando sarà troppo tardi, quando le complicanze – malattie cardiovascolari, insufficienza renale, danni ai nervi, cecità – avranno già lasciato il loro marchio.

Un futuro inquietante: 853 milioni entro il 2050

Le stime dell’International Diabetes Federation (IDF) non lasciano spazio al dubbio: entro il 2050, si prevede che il numero di adulti con diabete salirà a 853 milioni. Il che significa quasi un miliardo di vite coinvolte in un percorso di malattia cronica, con un impatto devastante non solo sulla salute individuale, ma anche su economie, famiglie, sistemi sanitari.

Tre adulti su quattro affetti da diabete vivono in Paesi a basso o medio reddito, dove l’accesso alle cure è spesso limitato, le diagnosi tardive e le campagne di sensibilizzazione ancora troppo rarefatte.

Un costo che supera un trilione

Il costo economico del diabete nel 2024 ha superato per la prima volta un trilione di dollari, un aumento rispetto ai 966 miliardi del 2021. Un dato che da solo dovrebbe accendere sirene in ogni sala dei bottoni del mondo. Il prezzo più alto, però, non è quello scritto nei bilanci: sono oltre 3,4 milioni i decessi ogni anno imputabili direttamente al diabete.

Il cuore in trappola: complicanze cardiovascolari e oltre

Il diabete di tipo 2, che rappresenta oltre il 90% dei casi, è particolarmente subdolo: chi ne è affetto ha un rischio dell’84% più elevato di insufficienza cardiaca rispetto a chi non lo ha. E questo è solo l’inizio: il diabete può colpire la vista, i reni, il sistema nervoso, le arterie. È una malattia sistemica che non perdona ritardi nella diagnosi.

I giovani nel mirino: il tipo 1 cresce

L’Atlante dell’IDF segnala anche un aumento dei casi di diabete di tipo 1 tra i bambini e i giovani: 1,8 milioni di under 20 nel mondo vivono con questa condizione autoimmune. La sfida, qui, è ancora più delicata: garantire supporto alle famiglie, formazione scolastica, accesso a tecnologie salvavita come i microinfusori e i sistemi di monitoraggio continuo.

Serve una rivoluzione preventiva

La fotografia globale tracciata dall’IDF è chiara, nitida e impietosa. Il presidente della federazione, professor Peter Schwarz, ha lanciato un appello ai governi: “Con oltre 4 persone su 10 affette da diabete non ancora diagnosticate, serve un’azione urgente. Dobbiamo dare priorità allo screening e alla diagnosi precoce, altrimenti saremo travolti da una pandemia silenziosa e costosa, umanamente ed economicamente”.

A lui fa eco la professoressa Dianna Magliano, che sottolinea la necessità di “azioni concrete per migliorare la vita di milioni di persone”. E il professor Edward Boyko, co-presidente del comitato dell’Atlante, ribadisce che “solo con consapevolezza, prevenzione e monitoraggio continuo potremo invertire la tendenza”.

Diagnosi precoce: una sfida possibile

Ma la domanda è: cosa possiamo fare noi, ora? La risposta è tutt’altro che teorica. Iniziare da una visita di controllo. Chiedere un test della glicemia. Non ignorare i segnali del corpo – sete continua, stanchezza cronica, frequente bisogno di urinare. Parlare con il proprio medico, soprattutto se si ha una familiarità con il diabete.

E poi, sostenere chi lavora sul campo: associazioni, centri di diabetologia, progetti di screening nelle scuole, nelle aziende, nei quartieri. Perché la prevenzione è il farmaco più potente che abbiamo, ma funziona solo se viene somministrata in tempo.

La battaglia è culturale, non solo clinica

Affrontare il diabete significa anche trasformare il modo in cui viviamo: alimentazione, movimento, stress, routine. Significa imparare a conoscere il proprio corpo, ascoltarlo e rispettarlo. E significa anche rompere il silenzio, condividere, raccontare, educare. Una diagnosi precoce può cambiare tutto. Può salvare la vita.

Oggi, in questa Giornata Mondiale della Salute, mentre a Bangkok si discute di numeri e strategie, ricordiamoci che dietro ogni statistica c’è un volto, una storia, una possibilità di riscatto.

E se la malattia cammina nell’ombra, allora la risposta dev’essere una luce più forte.


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Per esplorare i risultati globali, regionali e nazionali presentati nell’undicesima edizione dell’IDF Diabetes Atlas , visitare https://diabetesatlas.org/ .

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