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Il progetto D1Ce conferma che test precoci per diabete tipo 1 e celiachia sono sostenibili, pratici e ben accolti dalla popolazione. FID: “Estendiamoli in tutta Italia per salvare vite e spingere la ricerca”.

Diabete tipo 1: lo screening su larga scala è possibile. E urgente.

Una puntura al dito, qualche goccia di sangue, una diagnosi potenziale che può cambiare il corso di una vita. Sembra fantascienza, invece è realtà concreta e già testata. Lo studio “D1Ce Screen”, presentato all’Istituto Superiore di Sanità, ha dimostrato in modo inequivocabile che uno screening precoce del diabete di tipo 1 e della celiachia nei bambini è sostenibile, efficace e ben accolto dalle famiglie italiane.

Un risultato che la Fondazione Italiana Diabete (FID) saluta con entusiasmo, ma anche con un invito pressante: “Ora estendiamolo a tutta Italia.”

I numeri parlano chiaro: test efficaci e graditi

Il progetto D1Ce, nato dalla collaborazione tra ISS, FID, SIEDP e FIMP, ha coinvolto oltre 5.000 bambini in quattro regioni pilota: Lombardia, Marche, Campania e Sardegna. Lo scopo? Testare la fattibilità tecnica, logistica ed economica di uno screening su larga scala. E il verdetto è positivo.

Il 90% dei partecipanti ha considerato il prelievo capillare semplice e pratico, secondo anche quanto emerso dallo studio complementare UNISCREEN, condotto dalla stessa FID. In quasi la metà dei casi, un unico prelievo è bastato per ottenere tutte le misurazioni richieste: non solo diabete e celiachia, ma anche malattie cardiovascolari e croniche.

Una legge c’è già: serve attuarla

Gli screening salvano vite – ricorda Nicola Zeni, presidente FID – e rappresentano un volano essenziale per la ricerca scientifica. Ora chiediamo che la Legge 130/2023 venga attuata rapidamente in tutte le Regioni.”

La Legge 130, approvata nel 2023 dopo un lungo lavoro parlamentare stimolato proprio da FID, prevede l’avvio dello screening nazionale per diabete tipo 1 e celiachia. Tuttavia, i decreti attuativi tardano ad arrivare. E intanto, ogni anno, centinaia di bambini ricevono una diagnosi tardiva, spesso in presenza di chetoacidosi diabetica, una complicanza potenzialmente letale.

Più prevenzione, più conoscenza, più cura

Oltre al valore clinico immediato, questi screening potrebbero cambiare il futuro della ricerca sul diabete di tipo 1. Monitorare i soggetti predisposti prima dell’insorgenza della malattia apre nuovi orizzonti: capire meglio le cause, identificare marcatori predittivi, sviluppare strategie di prevenzione o addirittura di arresto dell’insorgenza.

Zeni è chiaro: “Curare definitivamente il diabete tipo 1 è il nostro obiettivo. Per questo abbiamo sostenuto studi come UNISCREEN, per passare dalla diagnosi precoce alla comprensione profonda della malattia.”

Un Paese pronto… almeno nei fatti

La popolazione risponde. I pediatri collaborano. Le istituzioni scientifiche hanno fatto il loro. E allora, cos’altro manca? La volontà politica di fare il passo finale: rendere lo screening disponibile a tutti i bambini italiani, in ogni angolo del Paese.

Il diabete tipo 1 è una malattia autoimmune che può colpire all’improvviso. Ma la diagnosi precoce può fare la differenza tra una vita gestita e una complicazione evitabile. E in medicina, prevenire non è solo meglio che curare: è più umano, più intelligente e meno costoso.


Conclusione: il futuro è (quasi) qui. Diamogli una mano.

Il progetto D1Ce dimostra che non servono miracoli, ma decisioni. La macchina è pronta, la scienza ha dato risposte, i cittadini hanno detto sì. Ora tocca alle istituzioni.

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