L’insulina nel cervello: una verità dimenticata che potrebbe cambiare la scienza del diabete

Nonostante quello che ci hanno insegnato a scuola, l’insulina non viene prodotta solo nel pancreas. Anche il cervello la produce. E sì, si tratta della stessa insulina sintetizzata dal pancreas: quella che manca nelle persone con diabete di tipo 1 e che funziona male in quelle con diabete di tipo 2.

Gli scienziati conoscono da oltre un secolo l’esistenza delle cellule pancreatiche che producono insulina: sono raggruppate in isole sferiche, dette isolotti pancreatici, e contengono le famose cellule beta.

Ma solo di recente abbiamo iniziato a esplorare la produzione di insulina all’interno del cervello. Un fenomeno ancora largamente sconosciuto — persino tra molti specialisti del diabete, medici e pazienti.

Eppure, la sua scoperta risale agli anni Settanta. E fu… rapidamente dimenticata.


Una scoperta ignorata

Uno studio del 1978 rilevò che i livelli di insulina nel cervello dei ratti erano “almeno dieci volte superiori a quelli del plasma… e in alcune regioni fino a cento volte superiori”. Se fosse vero, perché non se ne parla nei manuali?

Perché subito dopo, un’altra ricerca del 1983 mostrò che l’insulina poteva attraversare la barriera emato-encefalica, passando dal sangue al cervello. Gli strumenti dell’epoca non erano in grado di dimostrare una sintesi cerebrale autonoma, e la comunità scientifica concluse che tutta l’insulina presente nel cervello derivasse dal pancreas.

Così, per quasi trent’anni l’ipotesi dell’insulina cerebrale fu accantonata.

È vero: l’insulina può passare dal sangue al cervello. Ma oggi sappiamo che alcune cellule cerebrali la producono localmente, in luoghi specifici e con finalità distinte.


Le cellule cerebrali che producono insulina

Sorprendentemente, non esiste un solo tipo di cellula cerebrale produttrice di insulina, ma almeno sei. Alcune sono state identificate sia nei roditori che negli esseri umani, altre per ora solo nei topi.

Una delle prime a essere scoperte è la cellula neurogliaforme, localizzata in un’area cruciale per l’apprendimento e la memoria. Proprio come le cellule beta pancreatiche, anche queste rispondono al glucosio: più zucchero, più insulina.

A cosa serva esattamente l’insulina in questa zona non è ancora chiaro, ma potrebbe avere un ruolo nelle funzioni cognitive.

Ci sono poi i progenitori neurali, cellule capaci di generare nuovi neuroni per tutta la vita. Anch’essi producono insulina. Una loro variante, nel bulbo olfattivo — il centro di elaborazione degli odori — mostra lo stesso comportamento, anche se il significato di questa insulina resta ignoto.

Un altro indizio proviene dall’ipotalamo, sede di regolazione dello stress, del metabolismo e della crescita. Uno studio del 2020 ha rivelato che alcuni neuroni ipotalamici di topo producono e rilasciano insulina in risposta allo stress.

Quando i topi erano stressati, i livelli di insulina ipotalamica diminuivano, rallentando la crescita. Questo tipo di insulina agisce sull’ipofisi, la cosiddetta “ghiandola maestra”, modulando la secrezione dell’ormone della crescita.

Meno insulina cerebrale = meno ormone della crescita = topi più bassi.


Il ruolo del plesso coroideo

Un’altra area chiave è il plesso coroideo, struttura che produce il liquido cerebrospinale — circa mezzo litro al giorno negli esseri umani.

Le cellule epiteliali che rivestono il plesso secernono un cocktail di nutrienti e fattori di crescita per proteggere e nutrire il cervello. Solo di recente si è scoperto che queste cellule, nei topi, producono anche insulina.

Poiché questo fluido circola in tutto il cervello, è plausibile che distribuisca insulina cerebrale in modo uniforme, raggiungendo anche l’ipotalamo, il centro della fame.

Uno studio del 2023 ha mostrato che manipolando geneticamente la produzione di insulina nel plesso coroideo, si può modificare l’appetito nei topi: più insulina dal plesso, meno cibo ingerito.

Un’altra conferma arriva da uno studio del 2022: alcuni neuroni del rombencefalo, la parte posteriore del cervello, riducono l’assunzione di cibo nei topi proprio grazie alla produzione locale di insulina.


Ma regola anche la glicemia?

A questo punto viene naturale chiedersi: se il cervello produce insulina, può anche regolare la glicemia?

No, o almeno non direttamente. L’insulina cerebrale non lascia il cervello, quindi è improbabile che influenzi i livelli di glucosio nel sangue, come fa quella pancreatica.

Ma potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella salute cerebrale, soprattutto con l’avanzare dell’età.

Il morbo di Alzheimer, ad esempio, viene spesso definito — informalmente — diabete di tipo 3. Il cervello affetto da Alzheimer mostra resistenza all’insulina e ridotta capacità di usare il glucosio.

Il problema è serio: il glucosio è il carburante principale del cervello, e nell’Alzheimer c’è un deficit energetico del 20%, anche in assenza di perdita di neuroni.

Da qui, l’idea di aumentare i livelli di insulina cerebrale. Alcuni studi suggeriscono che spruzzare insulina nel naso migliori le performance cognitive nei pazienti con Alzheimer. Ma non tutti gli studi concordano.

L’insulina intranasale sembra anche rallentare la perdita di utilizzo del glucosio cerebrale, una delle prime alterazioni nella demenza.


Più insulina cerebrale = meglio?

Non necessariamente. Alcune ricerche hanno trovato che, nelle donne, livelli più alti di insulina nel liquido cerebrospinale sono associati a prestazioni cognitive peggiori.

La verità è che sappiamo ancora troppo poco.

Resta una domanda affascinante: chi ha prodotto per primo l’insulina? Il cervello o il pancreas?

Speriamo di non dover aspettare altri trent’anni per scoprirlo.

Ma una cosa è certa: con le prove sempre più solide sulla produzione cerebrale dell’insulina, i libri di testo dovranno aggiornarsi. E presto.


Questo articolo è ripubblicato da The Conversation con licenza Creative Commons. Leggi l’ articolo originale .

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