L’evoluzione dell’architettura genetica del diabete di tipo 1 pone interrogativi sull’affidabilità dei dati storici nella previsione della malattia. Tra fattori ambientali e punteggi genetici in cambiamento, è tempo di ripensare le nostre certezze.

Quando i geni non bastano più

Per lungo tempo, i nostri modelli previsionali per il diabete di tipo 1 hanno poggiato su basi genetiche solide. Il DNA, si diceva, non mente. Eppure, anche la verità dei geni può scolorire col tempo. Oggi, nuovi studi suggeriscono che l’architettura genetica della malattia stia cambiando, portando con sé interrogativi cruciali: possiamo ancora fidarci dei vecchi dati per predire il futuro?

Il diabete di tipo 1 non è solo un’affezione autoimmune: è un enigma in continua evoluzione, sospeso tra eredità e ambiente, tra codice genetico e condizioni di vita. L’aumento dell’incidenza a livello globale, unito a un abbassamento dell’età media alla diagnosi, impone una riflessione.


Geni stabili, mondo instabile

La genetica delle popolazioni non cambia in modo significativo in pochi decenni. Eppure, l’impennata dei casi di diabete tipo 1, soprattutto tra i bambini, è innegabile. Questo suggerisce che qualcosa, là fuori, stia interagendo con la nostra biologia. Pandemia da COVID-19, inquinamento, stili di vita sempre più sedentarî: i sospettati non mancano. Il risultato? Una penetrazione più alta della malattia anche tra chi, geneticamente, non era così a rischio.


Il caso tedesco: BABYDIAB e Dimelli

Uno studio recente ha analizzato due coorti tedesche: i genitori dello studio BABYDIAB, diagnosticati tra il 1963 e il 1999, e i giovani dello studio Dimelli, diagnosticati tra il 2008 e il 2018. I risultati parlano chiaro: il punteggio di rischio genetico GRS2, considerato uno degli strumenti più affidabili per stimare il rischio di diabete tipo 1, ha perso colpi. Se nella coorte più vecchia identificava il 70,8% dei casi, in quella più recente si fermava al 63,8%.

Una diminuzione rilevata sia nella componente HLA (la “regina” della predisposizione autoimmune) sia in quella non HLA. Una mutazione del paesaggio genetico? Non proprio. Più verosimilmente, un segnale che i geni stanno perdendo il loro monopolio predittivo.


Il PRS e i suoi limiti

Il punteggio di rischio poligenico (Polygenic Risk Score) è un aggregato numerico che tiene conto di decine, centinaia di varianti genetiche legate a una malattia. In teoria, dovrebbe aiutare a capire chi è più esposto al rischio. In pratica, come dimostrano questi studi, se non viene costantemente aggiornato rischia di diventare un oracolo muto.

Le coorti su cui si basa il PRS GRS2 risalgono agli anni Novanta, un’epoca in cui le diagnosi erano meno frequenti e i fattori ambientali diversi. Ecco perché oggi è fondamentale aggiornare questi modelli con dati attuali, relativi a contesti ambientali e sociali radicalmente cambiati.


Un rischio che non si legge più solo nei geni

Il dato più significativo? Il PRS è meno predittivo nei giovani con diagnosi più recente, in particolare se l’esordio avviene dopo i 12 anni. Ciò potrebbe indicare che fattori ambientali stiano aumentando la penetranza della malattia anche in individui geneticamente meno predisposti. Una rivoluzione silenziosa, che cambia le regole del gioco.

Eppure, c’è un messaggio di speranza: questo significa anche che l’intervento ambientale — dallo stile di vita, all’alimentazione, fino alla prevenzione virale — potrebbe diventare uno strumento reale e concreto per ridurre l’incidenza della malattia.


Verso una nuova epidemiologia del diabete

Le implicazioni sono profonde. Se vogliamo davvero predire e prevenire il diabete di tipo 1, dobbiamo uscire dalla “comfort zone” della genetica. Servono registri moderni, campioni biologici aggiornati, strumenti che integrino genetica, ambiente e fattori psicosociali.

Come dicevano i saggi, “Non si può navigare il futuro con mappe del passato”. Oggi, più che mai, questo vale anche per il diabete.

Riferimento: Diabetologia 12 aprile 2025


Hashtag consigliati per i social media:
#DiabeteTipo1 #Genetica #GRS2 #PrevenzioneDiabete #SaluteBambini #RicercaMedica #AmbienteESalute #Epidemiologia #ScreeningNeonatale #SalutePubblica


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.