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Gli esperti hanno ridefinito il ruolo del grasso nella sana alimentazione, ma prima di afferrare un pezzo di formaggio o un’altra patatina al burro, capisci le differenze tra i vari tipi di grasso nella tua dieta.
Per decenni, le linee guida raccomandavano di limitare il grasso totale della dieta a non più del 30% delle calorie giornaliere e quindi a un intervallo dal 20% al 35% delle calorie. Il pensiero era che questo avrebbe ridotto l’assunzione di grassi saturi e di colesterolo, entrambi i quali erano pensati per aumentare il rischio di malattie cardiache. Ma molte persone hanno limitato tutti i tipi di grassi, compresi quelli sani, come i grassi insaturi che si trovano nelle noci, negli oli vegetali e nei pesci.
Inoltre, i produttori di alimenti confezionati si sono affrettati a sostituire il grasso con carboidrati non salutari come lo zucchero e cereali raffinati. Ma la ricerca che analizza studi osservazionali e clinici ha scoperto che la sostituzione del grasso saturo con i carboidrati raffinati presenti nei cosiddetti alimenti trasformati a basso contenuto di grassi non riduce il rischio di malattie cardiache.
D’altra parte, la scelta di grassi polinsaturi per grassi saturi o carboidrati lo fa. I grassi polinsaturi includono sia le fonti vegetali che quelle marine di grassi insaturi, come l’olio d’oliva e il grasso del pesce. Questo è vero anche quando le calorie da queste fonti rappresentano il 35% o più della dieta quotidiana.
Il comitato consultivo per le linee guida dietetiche suggerisce ora di ottimizzare i grassi sani ed evitare prodotti a basso contenuto di grassi o addirittura privi di grassi, con alti livelli di cereali raffinati e zuccheri aggiunti. Ciò significa che la maggior parte delle calorie grasse dovrebbe provenire dai grassi insaturi, specialmente dagli oli polinsaturi. Il limite superiore per il grasso saturo è ancora il 10% delle calorie giornaliere. Questo include grassi animali come burro, panna, sego di manzo e strutto e oli tropicali come olio di palma e di cocco.