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Un nuovo studio dell’Università della Finlandia orientale rivela profili specifici delle cellule T CD8-positive nei bambini a rischio e con diabete di tipo 1 recentemente diagnosticato, aprendo nuove prospettive per la prevenzione e il trattamento della malattia.

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che solitamente si sviluppa durante l’infanzia. L’insorgenza dei sintomi è dovuta alla distruzione delle cellule beta del pancreas, produttrici di insulina, mediata dalle cellule T. Le cellule T helper CD4-positive orchestrano la risposta autoimmune, mentre le cellule T citotossiche CD8-positive contribuiscono direttamente alla distruzione delle cellule beta.

Un recente studio, pubblicato sulla rivista Diabetes e condotto dal professor Tuure Kinnunen presso l’Università della Finlandia orientale, ha identificato due firme distinte in un sottoinsieme di cellule T CD8-positive nei bambini in diverse fasi dello sviluppo del diabete di tipo 1. Nei bambini con diagnosi recente di diabete di tipo 1, è stata osservata una firma proinfiammatoria caratterizzata da un’aumentata frequenza di cellule T che producono citochine proinfiammatorie come IFN-? e TNF-?. Al contrario, nei bambini autoanticorpi-positivi a rischio, che successivamente hanno sviluppato la malattia, è stata rilevata una maggiore frequenza di cellule T che esprimono i recettori co-inibitori KLRG1 e TIGIT.

“I nostri risultati suggeriscono che, prima dell’insorgenza della malattia, i bambini che progrediscono verso il diabete clinico di tipo 1 presentano un profilo distinto di cellule T CD8-positive rilevabile nei loro campioni di sangue,” ha spiegato l’insegnante universitaria Anna-Mari Schroderus, autore principale dello studio. “Si potrebbe immaginare che questo rappresenti un potenziale, ma infine fallimentare, tentativo del sistema immunitario di controllare la risposta autoimmune dannosa. In futuro, queste firme delle cellule T potrebbero essere utilizzate per sviluppare migliori biomarcatori per valutare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 1 e per identificare chi potrebbe beneficiare dell’immunoterapia preventiva.”

Lo studio ha utilizzato campioni prelevati dall’esclusivo studio di follow-up DIPP finlandese, che segue dalla nascita i bambini con un rischio genetico per lo sviluppo del diabete di tipo 1. La ricerca ha coinvolto anche scienziati delle università di Turku, Oulu ed Helsinki e del Kuopio University Hospital.

Questi risultati non solo approfondiscono la comprensione del processo patologico del diabete di tipo 1, ma aprono anche nuove prospettive per lo sviluppo di interventi preventivi basati sull’immunoterapia. Continuare a caratterizzare questi tipi di cellule T potrebbe rivelarsi fondamentale per sviluppare strategie più efficaci contro questa malattia cronica.