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Della teologia della diabetologia nel processo di secolarizzazione della specializzazione medica

Ieri si è concluso il 23° congresso nazionale dell’AMD (Associazione Medici Diabetologi Italiani) l’organizzazione più numerosa nella sua categoria e che raccoglie fondamentalmente tutti gli specialisti ospedalieri per la patologia diabetica. Un appuntamento che quest’anno 2021 si colloca nel centenario della scoperta dell’insulina e nel secondo anno di pandemia da coronavirus.

Circa l’evento in questione abbiamo riportato i “punti salienti” trattati al Congresso nei giorni scorsi. Oggi invece desidero esprimere una opinione circa il clima e l’impatto di tale contesto congressuale sulla platea diabetica e popolazione in generale.

Secondo la teologia espressa dalla Chiesa Apostolica Romana l’incontro in questione lo si può definire in una breve frase: “mistero della fede”.

La pastorale diabetica cristiana riporta: “Il Signore disse: basta che due o tre anime siano riunite sotto il mio nome e là vi sarò io”. La presenza del Signore si trova sia in eventi in presenza che da remoto e in forma ibrida, poiché per il verbo cristiano ogni mezzo è lecito per farlo arrivare alle pecorelle smarrite e non.

Quest’anno nel corso dell’edizione annuale del Congresso scientifico dell’ADA (Associazione Diabetologi Americani USA) tale organizzazione ha scritto che tutte le prossime edizioni saranno ibride visto il successo globale avuto, e per consentire la più ampia partecipazione anche di chi non può muoversi (per ragioni personali ed economiche), e così rendere la condivisione della conoscenza la più ampia e fruibile.

In Italia no, e non solo AMD anche altre società scientifiche hanno fatto la scelta esclusiva solo in presenza, tra l’altro senza accreditamento di stampa e media e accesso ad una platea ristretta di “aficionados” tra i non medici, basta vedere le foto postate sui social per capire.

Il processo di secolarizzazione in atto da molti decenni riguarda non solo la chiesa ma un po’ tutto l’attuale assetto sociale e politico d’Italia, Europa e dei paesi “evoluti”. Il deficit teologico/ideologico lo si tocca con mano proprio sul versante comunicativo dove, per il lato diabetico, non c’è solo una voragine profonda come la fossa delle Marianne a separare la capacità di persuadere, incidere e portare a risultato percorsi innovativi di cura e nella ricerca in ambito diabetico, ma manca una comunicazione degna di questo nome.

E l’occasione perduta in modo epico e globale è rappresentata proprio in questo 2021 dal centenario dell’insulina: doveva essere una tappa fondamentale per il rilancio della chiamata all’azione per la prevenzione cura e ricerca scientifica di una malattia che colpisce mezzo miliardo di esseri umani in tutto il mondo, e invece si è gettato via il bambino con l’acqua sporca.

Ma noi dell’ordine dei diabetici obliterati non molliamo la presa e la pressa!