E allora? Allora cosa? Niente volevo solo sapere l’esito della tua ultima glicata, chiese il controllore del centro spaziale di trasporto pubblico rurale guidato dall’unicorno rosso lungo le strade areate di asfalto celestiale tra i sonni mai sopiti di un’alba estiva fatta di sirene d’ambulanza echeggianti nel lontano divenire di mortali incidenti stradali, vecchi morenti e altri accidenti di una città agraria ora frequentata da zombie di ogni età e specie. Raccoglievo i gambi di grano rimasti dalla recente trebbiatura nel campo antistante l’Agenzia della Entrate. Un comunicato stampa riportava di una interrogazione sulla presenza di molta scabbia e poca scabbia a Casalborsetti e proprio in quell’istante che compresi di aver speso male i mini assegni presi negli anni 70 e rimpiangevo l’inflazione, la lira italiana, i dinari jugoslavi utili per farci canne e canneti tra siepi e roveti.
Il cipresso guida la strada che porta al cimitero, leggo seduto sulla panchina circondato dal prato d’erba color giallo paglierino, perlustro i valori della carta costituzionale, dei dieci rammendamenti e altri fiabeschi proclami fiabesco-giuridici, poi toh trovo una tabella di tanti numeri accatastati e decido di impiegarli nel modo giusto: vado da Joara, la diabetologa brasiliana e ci facciamo/giochiamo un sistema vincente per il superenalotto, con il pieno di grana andiamo a svernare la parte restante della nostra vita alle isole Fighi.
Caspita che iella a colazione non c’è manco la mortadella e poi svegliarsi col sottofondo del camion dell’immondizia alle cinque del mattino a interrompere un sogno è un prezzo troppo alto da pagare per la mia sensibilità artistica, emotiva e diabetica. Tra schiamazzi notturni e casotti vari non bastano più 20 gocce di Xanax 5 di Laroxyl 7,5 di Trittico 4 di Tavor: occorre cambiare religione e passare dal politeismo narcotizzatorio al monoteismo acefalo.
E vabbè il bello del diabete, della tribù dei tipi 1, pochi ma buoni (fatta qualche eccezione minoritaria), è che siamo fatti di formati diversi, per semplificare la materia sono tre le misure della nostra categoria: i light solari ovvero quelli belli prestanti e fighi che sono proiettati verso il sole dell’avvenire poiché fin dall’esordio della condizione, perché per loro non si tratta di malattia o patologia, hanno avuto e mantenuto un buon compenso glicemico grazie anche a un trattamento terapeutico intensivo consono e a una buone dose di culo, questi sono i più amati dai medici semplicemente perché lì caricano poco o niente di lavoro e non rompono i coglioni. Poi ci sono i light lunari che assommano tutte le caratteristiche descritte nei light solari ma si differenziano per porsi tante domande, avere poche certezze e cercano sempre il loro diabetologo che, come prevedibile, non si fa trovare, e allora imperversano nei social network sempre, o quasi, con le stesse identiche questioni, la sottotipologia lunare è invisa ai medici poiché equiparata agli ipocondriaci. Passaggio successivo di categoria: i medium, costoro sono i più diffusi, si trovano in uno stato altalenante di compenso/scompenso glicemico, con qualche leggera forma di complicanza a volte, sono solitamente propensi a farsi fare il cazziatone o predicozzo, breve, dal diabetologo il quale prova soddisfazione per poter scaricare così le proprie frustrazioni professionali (del genere: anziché essere in questo ambulatorio di merda, con pazienti sfigati potevo stare a fare ricerca al MIT e trombarmi un sacco di figa). I medium sono contenti di aspettare anche se affermano il contrario. Ultima categoria: i diabetici tipo 1 “Die Hard”, duri a morire, rappresentano il 20% del totale dei tipi 1 e sono coloro che assommano fin dall’esordio della malattia un scompenso glicemico resistente e non rispondente alla terapia intensiva con insulina, presentano diverse complicanze patologiche (retinopatia e nefropatia diabetica, cardiopatie) scaturite dalla scompensazione glicemica, episodi molteplici d’ipoglicemia, iperglicemia con chetoacidosi diabetica, coma ipoglicemico. Infine possono avere associate altre patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla, la tiroidite di Hashimoto, il morbo di Crohn. Costoro possono essere o molto esigenti, reagenti o depressi, stanchi di aspettare. Per i diabetologi sono la bestia nera della categoria e tendono ad evitarli scaricandoli ad altri specialisti poiché vengono catalogati come senza speranza, e anche negli ambienti tradizionali e sui social restano o isolati o ignorati.
Ah dimenticavo: l’esito della mia HbA1c è di 52.