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Rifletto da diabetico quale sono delle costanti informazioni presenti ogni giorno su cosa bolle nella pentola delle diabete e cosa i vari cuochi (ricercatori, specialisti d’ogni ramo e nazione) stanno sperimentando o preparando per gli astanti del futuro, a me non importa cosa ne viene ma ciò cui tengo è che la strada non resti sbarrata e la fiducia non tramonti mai verso un domani costruito dai nostri oggi. L’uomo, il suo destino, è di essere perfettamente insoddisfatto di se stesso e di quanto lo circonda. E proprio qui risiede la sua bellezza. Penso: 90 anni or sono vene realizzata l’insulina dall’uomo e grazie a quella grande realizzazione tanti esseri umani sono vissuti e possono, potranno continuare a vivere. Nonostante questo grande passo non ci si è fermati, anzi la medicina, la scienza ha continuato e procede ogni giorno verso nuove conquiste e cure per i mali che ci colpiscono. La forza risiede proprio nella costante ricerca frutto del bisogno di migliorarsi e crescere nelle nostre conoscenze, e questo rende ogni giorno possibile cose e situazioni un tempo inimmaginabili. A fronte di cotanta evoluzione il contrappasso umano segna come ancora molti diabetici di tipo 1, anzi la maggioranza assoluta, ma poi il genere fa poca differenza, sono fuori da ogni controllo e rigettano il medesimo, salvo arrivarci quando suona il famoso allarme rosso. Intendo controllo sia medico che della glicemia e altri parametri clinici, come una noncuranza, trascuratezza nella somministrazione quotidiana dell’insulina. Cosa c’è dentro al ventre del malessere diabetico? Non l’accettazione della malattia medesima bensì altro: la volontà di guardare avanti e sentirsi imbrigliati tra lacci e laccioli.

Ancora una volta è di fronte all’evidenza di questo dato sommerso cui dobbiamo fare i conti e confrontarci. Dico sommerso perché manca una dato attendibile circa l’omessa cura da parte dei diabetici stessi, e le cifre fornite sono tutte approssimative per difetto. Si dirà: una volta che lo sai cosa ci fai? L’ignoranza crea mancanza senza la quale il divario avanza e diventa sempre più incolmabile, manifestare attenzione e fare azione per il recupero delle “pecorelle smarrite” serve anche, tra le altre cose, a ridurre l’impatto sociale ed economico della spesa sull’erario: e vista la situazione non mi pare poco.

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