Non stop e passo racchiuso in semplici parole si guarda allo schermo piatto raffigurante una vita piatta tranne che nelle cifre contraddistinte dal diario dell’immunodotato aggiornato dalla numerologia su in cui si fonda e affonda la di lui patologia diabetica. E va così io oggi sono qui al solito posto da 52 anni a queste parti per il controllo mensile, trimestrale, quadrimestrale, semestrale a seconda dell’intensità del quadro clinico ermeneutico e podasico ove sono incuneato.
Anche l’anno scorso e altre volte ad agosto centro diabetologico mio ti conosco ed oggi per come e con altre soluzioni riesco a dissolvermi prima a fronte di attese medie oscillanti tra le due e tre ore spero che, col calor e calo della fascia anagrafica geriatrica, nel suo insieme la più folta della schiera (il 75% della clientela sono oltre i 65 anni d’età), la pratica dovrebbe spicciarsi prima.
Ecco un esempio di divario tra teoria e pratica, sogno e realtà: sono, siamo soli, la parola diabete è l’unico termine unificante, poi in verità ogni volte che si è qui capisce dalle conversazioni tra gli astanti come ciascuno di noi a una soluzione unica e diversa dall’altro, quindi comparazioni sono materialmente impossibili, allo stesso modo delle grazie e disgrazie mie e non.
La parola solitudine e determinante sia nell’attesa della visita che nello scenario quotidiano poiché il diabete è per eccellenza una malattia individualista, che non fa squadra, gruppo se non per e come sfogatoio. L’unica eccezione nel complesso antropologico e sociologico del settore la danno i genitori di prole diabetica.
Quindi tra innovazione e tradizione sono qui ad approcciarmi con l’ultima che ho detto, e dotato, come sempre del resto di tutto il mio corredo di sopravvivenza aspetto il turno, la chiamata. Oggi parto con un quadro generale della malattia sostanzialmente stabile e senza svarioni nei valori della HbA1c. L’elemento positivo lo traccia la funzione renale praticamente prossima alla normalità, dovuto al fatto di idratarmi correttamente e non esagerare nell’apporto di proteine a tavola. Come ho già anticipato lunedì scorso invece il fisico comincia a presentare il conto di 52 anni con il diabete e il piede destro, per ora, manifesta dolenza sotto la pianta, ma anche tutta la gamba risente di momenti di intorpidimento e gonfiore. L’elettromiografia fatta recentemente su richiesta del diabetologo, non presenta peggioramenti rispetto alla precedente. Il microinfusore comincia a dare qualche segnale di “logoramento”: infatti negli ultimi due mesi si sono verificati episodi di stop dell’erogazione corso dell’infusione del bolo normale.
Fatta la panoramica delle questioni da sottoporre al medico vengo chiamato ed entro. Espletate le “formalità”: peso, controllo della pressione arteriosa e lettura dei referti di laboratorio e diagnostici nonché della valori glicemici riportati nel diario, passiamo alla descrizione delle problematiche riferite poc’anzi, in con tale riferimento il medico mi prescrive una ecografia agli arti con consulenza angiologica per capire, una volta esclusa la neuropatia periferica, se i sintomi sono da riferirsi alla circolazione sanguigna o meno. Per il resto, a parte qualche aggiustamento nella basale, l’assetto dello schema insulinico resta confermato e per il microinfusore se ne riparlerà alla prossima visita, al momento non necessita di cambio.
Prossima visita tra tre mesi salvo urgenze e tempo complessivo trascorso nella sede ambulatoriale pari a due ore.