Ignoto non lo conosco ma non lo ignoro: è come il tesoro introvabile dei Caraibi o il segreto dell’Arca perduta, la formula della pietra filosofale. Dicono che c’è ma il mistero regna sul dov’è. E’ come le stelle cadenti nella notte di San Lorenzo la cui magia non sta tanto nell’esprimere un desiderio ma ritrovarsi a osservare il cielo stellato, romanticamente in compagnia della persona amata.
Un sognatore, incontrando un suo amico ben più posato di lui, gli raccontò che qualche notte prima aveva visto una stella cometa… “era stupenda e ho fatto di tutto per afferrarla ma non ci sono riuscito”… l’altro ridendo… “ma lo sai bene che non era possibile prenderla, e non raccontare questa storia a nessuno altrimenti ti prenderanno per pazzo!”… “beh, credo che sarei stato un folle se non ci avessi provato”
E fu così che riuscì a catturare la cometa e ponendola in uno scrigno assieme ai suoi desideri li appoggiò in un pozzo, non solo perché sperava che si avverassero tutti, ma perché erano talmente tanti che non gli entravano più nel cuore Poi anche il pozzo era pieno e l’uomo del secchio si arrabbiò. Sosteneva che era un prepotente. Vorrei Vorrei vorrei, e poi vorrei. Li lascio uscire uno ad uno, scelgono di abitare il cielo trasformandosi in stelle. L’uomo del secchio è felice adesso perché non era mai riuscito a specchiarsi nell’acqua del pozzo con la luce della notte. Si è visto bello e colmo di Amore. Io vedo il tuo volto nell’acqua del pozzo, un disegno fatto di punti di luce. È bello e colmo di amore. L’uomo del secchio aveva ragione, non si possono costringere i desideri in un contenitore per quanto magico esso sia, anche un desiderio sceglie di essere tale e vola lontano, ma non dal cuore, se quella è la sua casa. Ho il tuo volto nel cuore adesso disegnato con punti di luce.
E mentre tra barriere coralline e notti cristalline i desideri non finiscono e mai finiranno di esistere sia nelle notti d’agosto che in ogni altro momento dell’anno l’ignoto sognatore che vive in noi sa prendere il suo zaino di ricordi e farne storia da lasciare in memoria a chi verrò dopo di lui.
I ricordi erano anni affannati, a correr incontro alla vita con le sue sorprese, i suoi dolori, gli amori, le delusioni, i tormenti e l’estasi di gridare ogni volta: «Siamo ancora qui!».
Ci tenevamo per mano, sfidando tutto e tutti e ancora oggi, che abbiamo compiuto il nostro primo mezzo secolo di vita, le nostre mani si tengono ancora e i nostri occhi riflettono sempre lo stesso incantato sguardo.
Nel mezzo del mese di agosto anche Il Mio Diabete desidera, con questo breve racconto, augurare ai lettori un buon ferragosto fatto di armonia e allegria!