Spirometria e vado lunga la via mentre il paesaggio scorre tra le vene, ingollo un panino mozzafiato, fatto di cipolle crude e tonno unto, bisunto e sgocciolante sul pavimento di cotto piastrellato. Sono o non sono un reato occasionale per un’altra giornata appena iniziata? Non è niente, morirai, c’è chi sta peggio, c’è chi sta meglio. Quello con due teste e una gamba non si arrende sul ciglio del precipizio: meglio rotolare a valle che vegetare in si be molle. Non mollare proprio mentre la mongolfiera si sgancia dal terreno sul fare della sera e parte per destinazione sconosciuta.
Voglio calare, perdere peso, come posso fare? Ho letto che produrranno le Pringles al plastico aromatizzate cipolla e miele: più le mandi giù e esplodi, vittima del consumismo estremo immolato sull’altare della dieta un tanto al chilo, un tanto al caso, due palle in-tabellate dentro a un foglio elettronico cotto al microonde. Ho fame, do le onde, amate sponde, maniglie da appendere ai ganci di una salumeria.
Che palle: magro grasso normale. Questione di peso questione di vista questione di guadare il tempo guadagnando da vivere per un ciotola di riso, rame e passatelli, umidi o asciutti me li mangerei tutti. Bilirubina di prima mattina a digiuno mi tocca stare per poterla fare, poi cornetto e cappuccino al bar affollato di gente che manco a casa fa più colazione. E allora la casa a cosa la tengono a fare?
Erudito diabete mellito, diabete di merda che mi fai perdere solo tempo senza venirne a capo, tra dati ammucchiati, gocce di sangue come fossero monsoni: che due maroni! Attese, cifre bislacche risultati inutili, logoramento, lotta greco romana tra me e te porca….. Un anno per una visita. 150 euro e la fai subito. 4 ore di permesso per 4 ore d’attesa per niente. Mi dicono stai calmo e manco Trivago mi caga e sa dire dove sta sto calmo: ai tropici? Forse oppure sulle rive del Mar Morto? Faccenda probabile.
Allora mi masturbo con glicemia, carboidrati, insulina e altre cazzate dal diabete impartite. Pompa o non pompa, sensore o ascensore arriveremo a Orte, o Ostia? Mi masturbo e tocco con mano che nulla di nuovo c’è sotto il sole. Scavo ravano e vano vago lungo l’asfalto del tempo risicato da vivere.
Faccio penitenza martedì, lo scrivo qui non per sfogo non per coscienza e lamento. Semplicemente per sottolineare che mi sono rotto le palle e nulla, nessuno può e potrà farci niente.