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StoriaStrade di montagna, si ma quale montagna? Se trattasi di Alpi e tornanti non debbo mettere una mano davanti e vomitare, mentre con le curve e le demi-volée del mio appennino il reflusso , rigurgito e lo splash è quasi certo, garantito. Che sia chetoacidosi, belinotransferasi, bigorrea?

Percorrere la strada non è mai stato facile tra curve discese e risalite, il percorso da compiere mai è lineare anche se da qualche parte in questo pianeta ci sono tratte molto lunghe in rettilineo dalle nostre parti no, in Italia siamo fatti a misura di tratto stradale. Serpentine, zig-zag, strade larghe che improvvisamente si stringono quasi prendendo spunto dalle anse dell’intestino tenue. Ancora la superficie planare del tragitto è piena di insidie, buchette, buche, frane, veri e propri sentieri di guerra a volte. Insomma la metafora della strada maestra di vita da noi è realtà, chiunque se ne rende conto sia che cammini a piedi su marciapiedi fatiscenti (quando liberi da auto o motocicli lì parcheggiati), sia in automobile dove occorre dotarsi di mezzi dotati di ottime sospensioni per non sbalzare dall’abitacolo, e mi fermo qui altrimenti la panoramica dei trasporti prende il sopravvento sul tema al centro dell’articolo di oggi.

Ecco la sfida ogni giorno presente nel nostro vocabolario diabetico è rappresentata dalla guida della malattia, una condizione che non si risolve trattandola con una semplice assunzione di una pillola per via orale, aspettando che faccia effetto e via andare. Fosse così tutto il percorso oltre ad essere facile e rapido non mi porterebbe a sciorinare, scrivere del mio passato, presente e futuro prossimo con il diabete.

Cosa si impara dalla strada da percorre lungo il tempo spettante con la vita assieme al diabete? Un fatto semplice e universale per buona parte di noi diabetici: l’educazione e formazione nella gestione di tutti gli aspetti di convivenza con la patologia è di fondamentale importanza per riuscire a restare in carreggiata con equilibrio. E fin qui tutto, ma c’è un passo che il diabetico italico non sa: ricevere le informazioni, un’adeguata educazione e preparazione nell’affrontare la malattia non è un optional, un regalo del sovrano al proprio suddito, ma bensì un diritto disposto con legge sia nazionale che europea e, almeno in teoria, spalmato nel territorio attraverso le regioni.

Molti di noi non sanno del predetto diritto e includo anche non vogliano saperne mezza di essere “educati e formati”, ma fatta questa premessa occorre perseverare e andare avanti a tappe decise con l’obiettivo di vincere la sfida senza aspettare che le azioni cadano dal cielo e gli ingredienti per fare l’impasto già ci sono: a cominciare dai nostri medici diabetologi e infermieri, dietiste per giungere alla diverse associazioni di diabetici presenti nel territorio vicino a casa.

Cosa ci vuole allora? Forza di volontà e un minimo di organizzazione, senso pratico: non ci vuole molto a parte il tempo da dedicare per partecipare attivamente ad un momento importante per un diabetico.