W la miseria e la fame senza questa malattia infame (il diabete) che non mi fa mangiare l’amatriciana e carbonara nostrana, ma solo questa brodaglia sciapa e senza nulla dentro. Ciò aveva a scrivere un noto attore romano affetto dalla molto popolare forma alimentare del tipo 2 di diabete.
A volte capita: ci sono periodi in cui posi la penna da mano e ti rendi conto che forse scrivere sarebbe stata la tua unica salvezza. Ma proprio niente ti usciva da quella mente oramai disastrata che ti ritrovavi. Spesso si devono fare i conti con quelli che definiamo i periodi bui. Impariamo che la vita non sempre ti mette di fronte occhi lucidi per osservare il mondo, e finisci un giorno per perdere anche l’ultimo briciolo di amore che nutrivi per te stesso. Fateci caso a volte il nostro cervello si spegne. Si spengono i pensieri, le emozioni, ti spegni e basta. Ma abbiamo imparato che questo atteggiamento è pericoloso, noi non siamo degli automi.
Poi, poi ecco allora che una penna ritorna, fedele amica di un foglio bianco. Ritorna per prendersi con forza la tua mano e dire scriviamo. Scrivere spesso ti salva. Ti salva dalla sterilità della vita di cui vuoi circondarti. Dalla paura del giudizio degli altri, dalla paura anche di te stesso. Ci hanno insegnato che siamo fatti per brillare ma preferiamo essere spenti. Ci hanno insegnato che siamo figli delle stelle ma non alziamo la testa ad osservarle. Ci hanno insegnato che senza ossigeno non possiamo vivere ma puntualmente qualcosa ci toglie il respiro. Ci hanno insegnato tante cose belle ma siamo uomini pieni di cultura e poca praticità! Siamo quello che siamo. Allora ricordiamoci di risplendere, di far si che questa vita ci dia ciò che meritiamo.
E che cazzo vuoi che ti dica per San Valentino?
Non è bruciato il cremino di Majani e la crema di gianduia di Caffarel l’ho spalmata tutta sulla fetta di pane rustico made in Mulino Bianco – Barilla. Mi faccio un bicchierino di Oro Pilla petroniano brandy servito a carnevale, può far bene o far male lascio a te la risposta, sulla costiera della porta appena accostata dal gelido vento di Bora che ti fa voglia di andare a svernare nell’isola di Bora Bora.
Il dardo di Cupido a trafitto il pancreas anziché il cuore e sto a menarla con queste parole assurde e melense, dense di carboidrati glucidi appesi sul comò di cosa non so’. Forse me ne andrò a fare l’androide dall’andrologo così da scegliere se stare, stirare e fare racconti del menga su pagine virtuali di vita immaginaria,
Ma tu che leggi, sempre che sei arrivato in fondo a questo foglio di carta oleata, capisci da te non essere giornata per aforismi, clismi e cataclismi, pensierini e fiori o bonsai. Non sai se la siccità di idee e progetti resterà sommersa dall’Atlantide della civiltà occidentale, incartata con carta del quotidiano Beijng Ribao.