PMI Sanità sollecita un intervento governativo per salvare 200.000 posti di lavoro e garantire il diritto alla salute

Roma, 25 luglio 2024 – La recente sentenza della Corte Costituzionale sul payback dei dispositivi medici ha gettato nel panico oltre 2.000 piccole e medie imprese (PMI) del settore sanitario, mettendo a rischio circa 200.000 posti di lavoro e minacciando seriamente la tenuta del sistema sanitario nazionale. L’associazione PMI Sanità, che rappresenta queste aziende, ha lanciato un accorato appello durante una conferenza stampa a Roma, alla quale hanno partecipato il dott. Francesco Conti, l’avv. Giampaolo Austa e il dott. Gennaro Broya de Lucia, rispettivamente Responsabile Relazioni Istituzionali, Legal Team e Presidente di PMI Sanità.

“Una norma sbagliata e inutilmente dannosa”, ha dichiarato il Presidente Broya de Lucia, riferendosi al payback, un meccanismo di compartecipazione che impone alle aziende del settore di coprire parte delle spese sanitarie regionali eccedenti. Introdotto oltre otto anni fa dal Governo Renzi e mai effettivamente applicato fino ad ora, il payback prevede una tassazione del 50% sulle forniture di dispositivi medici effettuate tra il 2015 e il 2018, imponendo un costo insostenibile di 5 miliardi di euro sulle spalle delle imprese fornitrici.

La sentenza n.140/2024 della Corte Costituzionale ha respinto le questioni di legittimità promosse dal TAR Lazio, stabilendo che il payback debba essere considerato un “contributo di solidarietà” necessario per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Tuttavia, questa decisione ha reso imminenti i rischi che prima erano solo temuti, dipingendo uno scenario drammatico per molte imprese, soprattutto le più piccole, incapaci di sostenere tale onere finanziario.

Uno studio condotto da Nomisma per PMI Sanità ha evidenziato che il payback coinvolge oltre 6.000 imprese, di cui il 44% ha meno di 10 addetti e il 70% meno di 50. Il report sottolinea che un’impresa su otto esistente nel 2015 è cessata o in stato di insolvenza, e due su cinque si troverebbero in difficoltà economico-finanziaria se costrette a pagare il payback. Le PMI sono particolarmente vulnerabili, e il meccanismo del payback rischia di distruggere molte di queste aziende, riducendo la concorrenza nel mercato, abbassando la qualità dei dispositivi e aumentando i prezzi.

“Le nostre società, i nostri collaboratori, i nostri medici e infermieri assistiti, non meritano tutto questo”, ha affermato Broya de Lucia, chiedendo al Governo di intervenire urgentemente per salvaguardare il sistema sanitario, i posti di lavoro e la giustizia sociale. PMI Sanità ha quindi sollecitato l’istituzione di un tavolo di crisi con il Governo e la Conferenza Stato-Regioni, per trovare una soluzione definitiva che tuteli il settore dei dispositivi medici.

La proposta include l’abolizione del payback per il passato e la sua riforma per il futuro, magari introducendo una franchigia che permetterebbe a molte PMI di evitare il fallimento, garantendo al contempo la continuità delle forniture sanitarie e mantenendo la concorrenza nel settore. “Non possiamo e non dobbiamo arrenderci”, ha concluso Broya de Lucia, esortando le imprese a mantenere la speranza e a continuare a lottare per un sistema più equo e sostenibile.