Il diabete di tipo 1 rappresenta una delle sfide più complesse nella medicina moderna, caratterizzata da un attacco autoimmune che distrugge le cellule beta del pancreas responsabili della produzione di insulina. Tuttavia, un recente progetto di ricerca della Texas A&M potrebbe aprire nuove prospettive terapeutiche, grazie all’utilizzo di microscopici pacchetti cellulari chiamati vescicole extracellulari.

Questa ricerca innovativa, finanziata con una sovvenzione RO1 dai National Institutes of Health (NIH), mira a verificare se le vescicole extracellulari possano essere utilizzate per trasportare proteine immunosoppressive direttamente alle cellule beta del pancreas. L’obiettivo è ridurre l’attacco del sistema immunitario e prevenire la progressione del diabete di tipo 1.

“Siamo entusiasti che l’NIH ci supporterà nella nostra ricerca in questo ambito, che ha implicazioni non solo per il diabete di tipo 1 ma anche per altre malattie autoimmuni,” ha dichiarato il dott. Roland Kaunas, professore associato presso il dipartimento di ingegneria biomedica della Texas A&M.

Il contesto in cui si sviluppa questa ricerca è particolarmente rilevante. Secondo il National Diabetes Statistics Report, 35 giovani su 10.000 negli Stati Uniti sono affetti da diabete, con 304.000 casi di diabete di tipo 1. Al momento, l’unica terapia approvata per questa condizione è l’insulina, che deve essere somministrata per tutta la vita. Tuttavia, le ricerche per trovare nuove soluzioni terapeutiche sono in continuo sviluppo, e la terapia basata sulle cellule staminali rappresenta una delle aree più promettenti.

Le cellule staminali mesenchimali (MSC) sono note per la loro capacità di attenuare la risposta immunitaria, ma l’approvazione da parte della FDA di terapie basate su queste cellule è ancora lontana. Per questo motivo, il team di ricerca della Texas A&M, guidato dal dott. Ryang Hwa Lee, sta concentrando gli sforzi sulle vescicole extracellulari prodotte da MSC, piuttosto che sulle cellule stesse.

Queste vescicole, minuscoli pacchetti di trasporto di dimensioni nanometriche, contengono RNA, DNA e proteine che possono modulare l’attività immunitaria. Il dott. Lee ha già dimostrato il potenziale terapeutico delle MSC e delle vescicole extracellulari in modelli preclinici, e ora punta a progettare queste vescicole per fornire proteine immunosoppressive aggiuntive, con l’obiettivo di prevenire o addirittura invertire il diabete di tipo 1.

La ricerca, seppur ancora in fase preclinica, potrebbe rappresentare un significativo passo avanti verso lo sviluppo di terapie più efficaci e sicure per il diabete di tipo 1 e altre malattie autoimmuni. Il team spera che, in futuro, le vescicole extracellulari possano essere utilizzate come un’opzione terapeutica robusta e pronta all’uso.

“Ci auguriamo che la nostra ricerca porti a una nuova via terapeutica che possa migliorare l’efficacia e la sicurezza delle attuali terapie immunitarie per il diabete di tipo 1”, ha aggiunto Lee. “Anche se il nostro lavoro è ancora in fase preclinica, i risultati positivi potrebbero facilitare lo sviluppo di terapie a base di vescicole extracellulari pronte all’uso per combattere il diabete e altre malattie autoimmuni.”

“Sebbene il nostro sia un lavoro preclinico, il suo successo faciliterà lo sviluppo di terapie basate su vescicole extracellulari per il diabete di tipo 1 e altre malattie autoimmuni,” ha concluso.

Se il progetto avrà successo, potrebbe aprire la strada a trattamenti meno invasivi e più sicuri rispetto alle attuali terapie cellulari, portando speranza a milioni di persone affette da malattie autoimmuni in tutto il mondo.