Un’indagine di Elma Research svela la scarsa conoscenza dei medici riguardo all’IA, evidenziando l’urgenza di formazione, regolamentazione e trasparenza.

L’Intelligenza Artificiale in Sanità: Opportunità per il Futuro e Incertezze Attuali

L’intelligenza artificiale (IA) rappresenta una delle più grandi rivoluzioni in corso nel campo della sanità, con il potenziale di trasformare profondamente la diagnosi, i trattamenti e la personalizzazione delle cure. Tuttavia, l’introduzione dell’IA in ambito medico è ancora fonte di dubbi e incertezze, come evidenziato dall’indagine condotta da Elma Research presentata durante l’VIII Congresso di Fondazione Onda ETS, tenutosi dal 24 al 26 settembre 2024. Nonostante il crescente interesse, solo 1 medico su 10 si sente adeguatamente informato sull’argomento, sottolineando l’urgenza di maggior formazione e regolamentazione.

L’indagine di Elma Research: uno scenario di scarsa conoscenza

Lo studio di Elma Research ha coinvolto 433 medici, con l’obiettivo di valutare la loro conoscenza, percezione e utilizzo dell’IA in ambito sanitario. I risultati hanno rivelato una consapevolezza limitata e superficiale: sebbene tutti gli intervistati abbiano sentito parlare di IA, molti la associano principalmente a strumenti come ChatGPT, ignorando altre applicazioni potenzialmente rivoluzionarie. Infatti, solo il 10% dei medici si sente sufficientemente informato sull’argomento, e il 48% associa l’IA soprattutto al supporto diagnostico, nonostante le molteplici possibilità d’uso, come la personalizzazione delle terapie, la chirurgia robotica e il supporto alla ricerca clinica.

Questa scarsa conoscenza si traduce in un forte senso di incertezza, con il 52% dei medici che esprime preoccupazioni riguardo a trasparenza, sicurezza e utilizzo etico dei dati. Gli specialisti richiedono rassicurazioni in termini di privacy e sicurezza, ribadendo la necessità di strumenti di qualità e certificati, capaci di garantire un utilizzo sicuro ed etico.

Le opportunità dell’IA: diagnosi avanzate e medicina personalizzata

L’intelligenza artificiale, però, non è soltanto uno strumento diagnostico. Come sottolineato durante il Congresso di Fondazione Onda ETS, l’IA offre numerose opportunità per migliorare la pratica medica e la vita dei pazienti. Grazie alla capacità di analizzare grandi quantità di dati sanitari, l’IA può identificare pattern e tendenze invisibili all’occhio umano, facilitando diagnosi più precise, trattamenti personalizzati e una prevenzione più efficace delle malattie.

Secondo Elena Murelli, componente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, l’IA ha il potenziale per migliorare i livelli di produttività degli operatori sanitari e guidare verso una medicina sempre più personalizzata. Tuttavia, per cogliere appieno queste opportunità, è necessario che i medici acquisiscano competenze specifiche e che venga definito un quadro normativo chiaro e condiviso.

La necessità di una regolamentazione e di una formazione mirata

Un altro tema chiave emerso dall’indagine è la necessità di regolamentazione. Secondo Francesca Merzagora, Presidente di Fondazione Onda ETS, l’informazione e la formazione sono essenziali per superare le resistenze attuali nei confronti dell’IA. I medici devono essere aggiornati sugli sviluppi degli strumenti basati su IA, ma allo stesso tempo devono essere tutelati da un sistema normativo chiaro che garantisca la trasparenza e la sicurezza dei dati.

La mancanza di una legislazione solida e di protocolli certi alimenta i timori degli specialisti. La questione etica è cruciale, specialmente quando si tratta di utilizzare l’IA per gestire dati sanitari sensibili. Un uso responsabile e trasparente delle tecnologie IA in medicina deve garantire che i diritti dei pazienti siano sempre rispettati, evitando il rischio di abusi.

L’IA non può sostituire l’aspetto umano della medicina

Nonostante le numerose promesse, molti medici temono che l’IA possa sostituire l’aspetto umano del rapporto medico-paziente, elemento fondamentale per la riuscita di molte terapie, specialmente nelle aree più delicate come la psichiatria. Secondo Claudio Mencacci, Direttore Emerito di Neuroscienze presso l’ASST FBF-Sacco di Milano, la psichiatria richiede un’interazione umana profonda, dove empatia e giudizio clinico sono irrinunciabili. L’IA, pur rappresentando un valido supporto, non può sostituire completamente l’unicità dell’esperienza umana.

L’importanza di investimenti tecnologici e infrastrutturali

Un altro ostacolo all’adozione dell’IA in sanità è rappresentato dalla mancanza di risorse tecnologiche e infrastrutturali adeguate. Molti ospedali, soprattutto nel settore pubblico, non dispongono ancora degli strumenti necessari per integrare le tecnologie IA nei loro processi. L’indagine di Elma Research ha rivelato che solo il 32% degli ospedali privati utilizza l’IA a scopi diagnostici, mentre a livello pubblico l’implementazione è ancora marginale.

Questa situazione rende evidente la necessità di investimenti significativi per potenziare le strutture sanitarie e prepararle all’adozione delle tecnologie AI-based. È inoltre essenziale che tali investimenti siano accompagnati da programmi di formazione mirati per il personale sanitario. Infatti, il 68% dei medici intervistati ha dichiarato di essere interessato a partecipare a corsi di formazione sull’utilizzo dell’IA in medicina.

Conclusioni: un cammino da percorrere con cautela

In conclusione, l’indagine condotta da Elma Research e presentata durante l’VIII Congresso di Fondazione Onda ETS ha messo in luce un quadro chiaro: l’intelligenza artificiale ha il potenziale per rivoluzionare la sanità, ma ci sono ancora numerose barriere da superare. La scarsa conoscenza, l’incertezza etica e la mancanza di regolamentazione sono ostacoli che devono essere affrontati con urgenza.

Perché l’IA possa esprimere appieno le sue potenzialità, è fondamentale che i medici siano adeguatamente informati e formati. Le Istituzioni devono definire norme chiare e strumenti di controllo che garantiscano la trasparenza e la sicurezza. Solo in questo modo sarà possibile integrare l’IA nella pratica clinica quotidiana, migliorando i trattamenti e la vita dei pazienti, senza perdere di vista l’aspetto umano della medicina.

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