E dalle arterie al cuore ci fa bene sapere quanto è importante aver cura della funzione cardiaca, comunque con o senza diabete, a tale proposito riprendo la recente raccomandazione pubblicata dall’ADA (American Diabetes Association) proprio nel dicembre scorso sull’importanza obiettiva di tenere monitorata la pressione arteriosa in noi diabetici di entrambi i tipi. Il passaggio importante da sottolineare riguarda pressione sistolica (massima) che si deve cercare di mantenere al di sotto di 130 mm/Hg, con l’obiettivo primario di rallentare il processo di ingrossamento del cuore (ipertrofia ventricolare) e ai problemi ad esso associati.

L’ipertensione arteriosa essenziale o primaria è una malattia dell’apparato circolatorio molto diffusa nella nostra società e tra noi diabetici in particolare. Al contrario dell’ipertensione secondaria (per la quale sono note le cause scatenanti la patologia), per l’ipertensione essenziale non sono stati scoperti ed identificati i fattori scatenanti.

L’ipertensione primaria è perciò una patologia nella quale è possibile individuare un livello di pressione sanguigna che è superiore ai livelli normali. La patologia richiede un controllo farmacologico per evitare che, con il persistere della condizione, possa essere causa per lo sviluppo di complicanze a carico del sistema cardio-circolatorio.

In ogni singolo individuo il livello di pressione arteriosa dipende dall’interazione tra fattori genetici, ereditari e lo stile di vita applicato. È ben riconosciuto che l’ipertensione essenziale ha un’importante componente ereditaria, sulla quale insistono le componenti legate allo stile di vita e l’alimentazione seguita. Va aggiunto come il diabete, sia tipo 1 che 2, concorre a far insorgere l’ipertensione con elevata frequenza.

Il metodo ideale vorrebbe che la misurazione ed il controllo della pressione avvenisse all’interno dei vasi sanguigni, per poter ottenere valori esatti, precisi e veritieri. Tale tipologia di esame, sebbene in grado di fornire valori precisi, non è attuabile su ampia scala a causa dell’eccesiva invasività dell’operazione, attuabile solo in particolari condizioni e con specifiche tecnologie. Risulta perciò ancora utile ai fini pratici routinari l’utilizzo dello sfigmomanometro, che permette di ottenere, con buona approssimazione, valori utili per valutare i valori pressori.

Il diabetico quando dovrebbe misurare la pressione? Al risveglio e in seguito ad episodi d’ipoglicemia e iperglicemia, in quanto sono i momenti dove si possono verificare con maggiore facilità sbalzi pressori. La frequenza dei controlli naturalmente è legata alla condizione specifica individuale: se abbiamo familiarità con la medesima ad esempio è bene monitorarla almeno una volta alla settimana e parlarne con il nostro medico sempre.