Default Featured Image

Riapro una parentesi circa la personale esperienza ricavata dalla partecipazione alle terza conferenza nazionale delle associazioni diabetiche promossa da Diabete Italia lo scorso 11 e 12 maggio a Bologna in occasione della giornata europea del volontariato. In diverse occasioni ho postato articoli nel blog sulle contraddizioni e problematicità legate al mondo dell’associazionismo e volontariato, a seguito di esperienze vissute in un passato lontano all’interno di ambito sì sociali ma slegati dal diabete.

L’italiano ha solitamente l’abitudine di guardare molto indietro anziché avanti, e oggi cerco di essere controcorrente e cercare di volgere lo sguardo all’orizzonte e non a ponente cercando di non scottarmi la fronte e danneggiare la vista. Mai come nella fase attuale vedo in situazione nei rapporti umani e sociali sfilacciata e persa senza un direzione, ciascuno perso dentro ai fatti suoi come cantava Vasco Rossi con un egoismo spostato dal quello opportunistico al meramente edonistico, ma su basi prima argillose ed oggi mobili. Un brutto momento per quanti appartengono veramente alle fasce deboli della società.

Oggi c’è bisogno di impegnarsi, credo, per aggregare e aggregarsi non sulle briciole ma per fare sistema ed essere forza unita nel paese attorno alla causa comune denominata diabete, che non ha confine o barriere da erigere, ma semmai da abbattere. Gli ortaggi fanno bene al diabete nella dieta ma tirati addosso no, ecco i tanti orticelli associativi quando danno buon frutto sono una ricchezza e rendono florido un paese. Poi ci sono orti venuti bene altri meno e naturalmente ci stanno quelli scarsi, aridi o incolti. Fare sistema per me significa lavorare per “fertilizzare” tutti i terreni.

Cinque anni fa scrivevo nel blog: “anche io sono dissociato. In che senso? L’Italia, o quello che di lei resta, è un paese dove regna l’individualismo estremo e aggregare le persone per un obiettivo comune è impresa improba: l’importante è avere notorietà per come si è e non per quello che si fa. A tal proposito anche la sfera associativa di scopo vive la suddetta condizione, in un oceano di rappresentazioni parcellizzate e sminuzzate. E anche noi diabetici siamo all’interno di questa condizione: non una, ma 10, 100, 1000 associazioni per i diabetici; per rappresentare chi e cosa?. Una volta si diceva: l’unione fa la forza; il nostro caso rappresenta benissimo la condizione estrema di debolezza”.

Ecco ripercorrendo questo arco di tempo sono arrivato a una tappa della mia evoluzione legata alla realtà territoriale in cui vivo: Bologna, e in particolare l’associazione diabetici, la quale vive una fase di crisi inaccettabile per una città importante come la mia e per i tanti diabetici presenti (oltre 50.000).

L’8 giugno ci sarà l’assemblea degli iscritti aperta alla città per cercare di rilanciare la presenza dell’Associazione e rimettere al centro dell’attenzione cittadina e della società le questioni legate al diabete, senza se e ma. E in prossimità di tale appuntamento ho deciso di dare la mia disponibilità e impegno, per la prima volta dopo vent’anni di disimpegno, per invertire la rotta e prendere la giusta direzione.