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no-diet-dayOggi è l’International No Diet Day’: Giornata Internazionale per il No alla Dieta (INDD) è una celebrazione annuale per l’accettazione del proprio corpo, tra cui i grassi e le diverse sue forme. Questa giornata è dedicata anche alla promozione di uno stile di vita sano con una particolare attenzione per la salute, in qualsiasi forma e nella sensibilizzazione dei potenziali pericoli della dieta fatta senza criterio e base medico-scientifica con improbabilità di successo; l’ Istituto di Medicina riassume: ” coloro che programmano  di perdere completamente peso ne perdono circa il 10 per cento per riconquistarne due terzi entro un anno e quasi tutto nei cinque anni successivi”.  Gruppi di donne gruppi di diversi paesi in tutto il mondo hanno iniziato a celebrare la International No Diet Day’, soprattutto in Stati Uniti , il Canada , l’Australia , la Nuova Zelanda , India , Israele , Danimarca e Brasile .

Almeno per un giorno anche i più fanatici delle diete e della forma fisica dovrebbero prendersi una pausa, e chiedersi se vale la pena di fare tutti quei sacrifici, magari davanti a una bella cena abbondante. A questo scopo ormai quasi 25 anni fa è nato ‘l’International No Diet Day’ che il 6 maggio ricorda al mondo che forse è meglio avere un approccio più tranquillo nei confronti del proprio corpo.

Gli obbiettivi posti dai promotori della giornata sono:

  • Avere una “giusto” approccio e accettazione della forma del corpo.
  • Aumentare la consapevolezza della discriminazione sociale sul peso e i pregiudizi sulle dimensioni e grasso fobia.
  • Dichiarare un giorno libero da diete e ossessioni circa il peso corporeo.
  • Presentare i dati dello sfruttamento e lucro commerciale provocato dall’industria dieta, sottolineando l’inefficacia delle diete commerciali.
  • Onorare, ricordare le vittime di disturbi alimentari e degli interventi per ottenere la perdita di peso.
  • Aiuto per la fine della discriminazione sul peso e grasso fobia.

Ad avere l’idea della giornata, nel 1992, è stata Mary Evans Young, fondatrice dell’associazione ‘Diet Breakers’ e ex anoressica. ”Ho deciso di passare all’azione – racconta in uno dei suoi libri – dopo aver visto un programma televisivo in cui delle donne si sottoponevamo a interventi chirurgici per ridurre il peso, e dopo aver saputo che una ragazza di 15 anni si era suicidata perché la prendevano in giro perché grassa”.

La prima edizione della giornata è stata un pic nic ad Hyde Park, poi spostato a casa della Evans per la pioggia, ma già dall’anno successivo la giornata è stata celebrata anche in Usa, Canada e Australia, tanto che alcune associazioni statunitensi chiesero a Evans di spostare la data dal 5 al 6 maggio per evitare sovrapposizioni con i festeggiamenti per il ‘cinco de Mayo’. Gli obiettivi dichiarati della giornata sono l’accettazione del proprio peso, la sensibilizzazione sulle discriminazioni a cui va incontro chi è sovrappeso, la consapevolezza della grande probabilità che le diete falliscano.

”La giornata – spiega ad esempio il National Center for Eating Disorders canadese sul proprio sito – è una grande opportunità per incoraggiare gli individui ad avere stili di vita salutari senza l’ossessione per le taglie o il peso”. L’ossessione per la dieta, ricorda l’organizzazione canadese che ogni anno dedica una campagna specifica alla giornata, può essere pericolosa, se si pensa ad esempio che il 30% delle bambine tra 10 e 14 anni è stata a dieta pur avendo un peso normale. Molto meglio focalizzarsi sui comportamenti salutari che sempre più ricerche suggeriscono. In questo campo gli ultimi due studi sono stati pubblicati in questi giorni. Nel primo, pubblicato da Diabetologia, si è visto che basta bere una bibita zuccherata in meno al giorno per diminuire di un terzo il rischio di diabete. Un’altra ricerca, pubblicata dal Journal of the American Society of Nephrology, ha invece dimostrato che per chi fa un lavoro sedentario alzarsi per due minuti ogni ora diminuisce di un terzo il rischio di morte.

Noi del Mio Diabete aderiamo a questa giornata poiché con la dieta non si scherza e anche chi ha il diabete 1, in particolare da giovane e adolescente, sa, deve sapere quali rischi si corrono per la propria vita con un disturbo del comportamento alimentare denominato “diabulimia”: non farsi l’insulina per dimagrire, come fece (per fortuna smettendo, altrimenti sarebbe morta) Katherine Marple – una scrittrice americana. Quando aveva 14 anni le fu diagnosticato il diabete di tipo 1 che ci obbliga a iniettarci periodicamente dosi di insulina. Lei però non voleva, perché l’insulina la faceva ingrassare. Così svuotava le siringhe nei cuscini del divano e, quando non poteva trattenersi dall’abbuffarsi di gelato o biscotti, si procurava il vomito. Per essere sempre più magra, certo, ma anche perché controllare il suo peso le dava l’illusione di tenere le redini di una parte della sua vita che in realtà le era sfuggita, proprio a causa della malattia. Gusto per essere ancora una volta chiari e implacabili circa i fondamentali del diabete 1 e ripetere il concetto chiave: libertà nella responsabilità.