A un numero crescente di diabetici viene diagnosticata una debilitante deformità del piede chiamata “piede di Charcot”.
Il Charcot spesso limita pazienti alla sedia a rotelle, e nei casi più gravi può richiedere l’amputazione.
Qui negli USA i diabetici con piede di Charcot da tutto il paese si rivolgono alla Loyola University Medical Center (Il sistema sanitario della Loyola University è un centro medico privato gesuita cattolico vicino a Chicago, Illinois. Uno dei migliori degli USA per la cura e ricerca nel trattamento di malattie cardiache, cancro, trapianto di organi, e disturbi neurologici), dove il chirurgo ortopedico Michael Pinzur, offre un trattamento chirurgico che consente al 91 per cento dei suoi pazienti di tornare a camminare normalmente. La tecnica mantiene le ossa del piede con una cornice esterna, in acciaio inox e alluminio aeronautico.
Il Dr. Pinzur ha eseguito più di 560 operazioni sul piede Charcot con fissatore esterno, che si ritiene essere la migliore procedura eseguibile da ogni chirurgo nel mondo. Lo stesso medico mi ha riferito che in Italia un centro di eccellenza mondiale per il trattamento del piede di Charcot è proprio presente vicino a dove abita Roberto, ovvero l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
Il piede di Charcot si verifica in genere in diabetici obesi affetti da neuropatia (danni ai nervi), nei quali pregiudica la capacità di sentire il dolore ai piedi. Piede di Charcot di solito si sviluppa in seguito ad un infortunio minore, come una frattura, distorsione o stress. Poiché il paziente non sente fla erita, lui o lei continua a camminare, facendo peggiorare la lesione. L’osso fratturato, giunto al collasso fa diventare il piede deforme. Il paziente cammina sul lato del piede e sviluppa piaghe da decubito. Le ossa possono essere infettate.
Qui negli Stati Uniti, 29,1 milioni di persone (9,3 per cento della popolazione) hanno il diabete, secondo i dati del Centers for Disease Control and Prevention. Il crescente numero di diabetici, combinato con l’epidemia di obesità, aumenta l’incidenza del piede Charcot. L’eccesso di peso incrementa il rischio di neuropatia diabetica. L’obesità alimenta anche il rischio che i pazienti con neuropatia diabetica sviluppino piede di Charcot.
C’è stato un allarmante aumento dell’obesità patologica tra i diabetici. Circa il 62 per cento degli adulti statunitensi con diabete di tipo 2 sono obesi, secondo uno studio nel Journal of diabetes sulle complicanze .
Le tecniche chirurgiche tradizionali, in cui le ossa sono tenute in posizione da piastre interne e viti, non funzionano con un sottogruppo di pazienti aventi obesità patologica di Charcot. Le loro ossa, già indebolite dalla complicanza del piede di Charcot, potrebbero crollare per via del peso del paziente.
Un trattamento comune in questi casi è quello di mettere il paziente in un cast. Ma le ossa possono guarire rimanendo in posizione deformata. E è difficile o impossibile per i pazienti obesi camminare su di una gamba quando l’altra è in un cast. Così i pazienti utilizzano la carrozzina anche per nove mesi. E dopo il distacco del cast si deve indossare nella gamba un tutore ingombrante.
Il dr. Pinzur ha fatto più di qualsiasi altro chirurgo impiego e diffusione di una tecnica alternativa che utilizza un dispositivo fissatore esterno circolare chiamato Ilizarov. Il dispositivo contiene tre anelli che circondano il piede e la parta bassa del polpaccio. Gli anelli hanno perni in acciaio inossidabile che si estendono al piede e fissano le ossa dopo l’intervento chirurgico.
Dopo l’intervento chirurgico, il dispositivo rimane sul paziente da 10 a 12 settimane. Durante questo periodo, i pazienti spesso sono in grado di camminare o almeno portare un certo peso. Dopo la rimozione del dispositivo di fissaggio, il paziente indossa un cast tutor da 4 a 6 settimane. Infine il paziente progredisce poi ad uno scarpone rimovibile e alle scarpe per diabetici.
“Piede di Charcot è una condizione debilitante che è molto difficile da trattare”, ha detto il dottor Pinzur. “Ma con il trattamento chirurgico adeguato, la stragrande maggioranza dei pazienti è grado di camminare normalmente.”