Default Featured Image

Susan AlbertiDa questo blog si narra delle mie vicende, di Klau e Chiara, Peter e Alberto: percorsi e vissuti personali d’accordo, ma oggi desidero condividere questa storia poco o niente conosciuta in Italia e che mi ha fatto presente Peter a cui va il mio più profondo e sincero ringraziamento. Domani è ferragosto e quale migliore modo per noi diabetici di ricordarlo leggendo e conoscendo la storia di Susan Alberti, dall’Australia.

“Non mollare mai. Mai, mai mai rinunciare.”

Quattordici anni fa, Susan Alberti si chinò sul corpo di sua figlia, nascosto sotto una coperta sull’aereo diretto al pronto soccorso dell’ospedale, e gli sussurrò la citazione di Winston Churchill nell’orecchio.

Non era un’esortazione alla sua unica figlia – Danielle, 32 anni, che mori durante il volo causa una complicazione da diabete di tipo 1 – ma una promessa.

“E ‘stato il momento peggiore della mia vita. Era la mia migliore amica, la mia bambina, mia figlia”, ha detto.

«E ho fatto quella promessa. Non avevo intenzione di lasciarla morire invano.”

La vita in quella lunga notte dell’anima, Susan Alberti non avrebbe potuto immaginare sarebbe stata così dura, impietosa.

Lo è stata.

Forse non immaginava, o pensava sarebbe potuta andare meglio.

Ma, lei sorride e indossa il primo abito da ballo della sua vita, lo ha fatto.

C’è più di un po’di Churchill in questa donna.

Lo stoicismo, integrità, forza, successo. E la tristezza residua.

La storia della vita della Alberti può essere letta come una serie di tragedie:

Ha perso il primo marito investito da un pirata della strada che fuggi senza soccorerlo.

Ha perso la sua unica figlia per le complicazioni da diabete di tipo 1.

A lei è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin.

Ha avuto un intervento chirurgico a cuore aperto.

E negli ultimi anni, le è stato diagnosticato il diabete di tipo 1.

Ma con ogni episodio, questa signora ha dimostrato che non era al capolinea.

Ha ingaggiato un investigatore privato e trovato l’assassino di suo marito.

Lei raccoglie milioni di dollari, ogni anno, per trovare una cura alla malattia che le ha rubato la figlia.

Ha subito più di un anno di radiazioni e chemioterapia.

Due settimane fa, le è stata data la comunicazione della liberazione dal cancro.

Elegante, sempre in bilico, sui duri chiodi delle armature del cemento e del successo (ha fatto la sua fortuna nel settore delle costruzioni), Alberti è un esempio quasi perfetto di una donna che ha frantumato un soffitto di specchi.

E’ stata la prima donna australiana elevata a livello corporate in AFL (Australian Football League) – come vice-presidente della squadra dei Bulldog di Melbourne Bulldog – ed è uno dei maggiori sponsor e organizzatori del campionato di football femminile in costante crescita nel paese.

L’intoppo? Lei non è superstiziosa.

“Non mi sono mai addentrata in questo genere di credenze. Credo nel lavoro duro, facendo il meglio possibile pere andare avanti con esso,” ha detto.

“Se sei bravo sarai chiamato a fare cose, a entrate nella stanza dove si prendono decisioni e si fa organizzazione.

“Ma questo vale solo per me. Non ti preoccupare, non ho mai e poi mai avuto intenzione di lasciare cose che riguardano me e sono state abbastanza un successo.”

Un eufemismo.

Uno dei filantropi leader in Australia, che dona milioni di dollari attraverso la sua fondazione per la ricerca medica ogni anno.

Dopo una recente scissione pubblica nella Juvenile Diabetes Research, la Susan Alberti Medical Research – istituita nel 1981 dopo la diagnosi del diabete 1 a sua figlia – l’ha riorganizzata per finanziare istituti incentrati in particolare sulla ricerca di un vaccino e trapianti di isole pancreatiche.

La sconfessione di JDRF – un’organizzazione di cui era il volto pubblico e principale raccoglitrice di fondi per quasi tre decenni – non è stata una decisione presa alla leggera.

“Ho dato milioni a JDRF, ed ero responsabile per ottenere milioni di dollari australiani di contributi dal governo grazie alla mia attività di lobbying,” ha detto.

“Io sono quella che sono. Io sono genuina. Sapevano che non stavo prendendo soldi per me, sapevano che voglio aiutare la comunità, con l’unico scopo di trovare una cura.

“Ma io sentivo che non erano concentrati come quelli di una volta per la ricerca. Ho ottenuto un sacco di soldi per il trapianto di isole che non sono mai andati da nessuna parte.

“Sentivo la direzione non era quella che io volevo seguire.”

Un anno fa, un altro colpo personale: – grave insufficienza renale.

Gli è stata data una scelta: perdere peso o andare in dialisi.

Ho perso 50 chili finora.

La Susan Alberti Medical Research Foundation celebrerà il suo 30 ° anniversario il 22 agosto, al Crown, e tutti i proventi dell’evento verranno ad essere ripartiti fra i tre primari istituti di ricerca; Baker IDI Heart & Diabetes Institute, il Walter e Eliza Hall Institute of Medical Research Institute e di Saint Vincent Medical Research.

“Eccomi, pronta a indossare un abito da ballo per la prima volta nella mia vita. Quando si è delle dimensioni di un cucciolo di elefante non ci faccio tanto caso,” si schernisce.

“Mi sento 10 anni più giovane e una principessa. Ho 68 anni e mi sento benissimo.”

Si ferma e vacilla.

“Mia figlia oggi avrebbe 46 anni se non fosse morta”, si affievolisce.

Poi un piccolo sorriso, venato di dolore, e una scrollata di spalle.

“Ma dobbiamo mai, mai, mai mollare. Non facciamolo. Non lo faremo.”

Per saperne di più: http://www.theage.com.au/victoria/medicines-stoic-woman-for-all-seasons-20150814-giz9rv.html#ixzz3inra2Vms

Ringrazio Peter Donovan per la traduzione e regalo questo pezzo alle tante mamme presenti, passate e spero non future: alla mia che non c’è più a quelle che come Susan che non mollano mai. E in particolare a Simona Maria Cigolini a cui oggi vanno i miei sentiti auguri per il suo compleanno.

Grazie