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Se pensi di non essere a rischio diabete perché il peso è sotto controllo, i livelli di mannosio possono raccontare una storia diversa. Credit: KTH Royal Institute of Technology
Se pensi di non essere a rischio diabete perché il peso è sotto controllo, i livelli di mannosio possono raccontare una storia diversa. Credit: KTH Royal Institute of Technology

Anche se non si è in sovrappeso, i livelli di mannosio possono indicare che se sei a rischio di diabete di tipo 2 (T2D) o resistenza all’insulina (IR), uno studio svedese lo dimostra.

Il mannosio, uno zucchero semplice che si presenta come componente di molti polisaccaridi naturali, è stato identificato come un biomarker per il diabete , dice Adil Mardinoglu, un biologo al KTH Reale Institute of Technology di Stoccolma e ricercatore presso lo SciLifeLab. Il rapporto è stato pubblicato il 24 giugno su Cell Metabolism.

“Siamo in grado di misurare il mannosio nel sangue di persone magre o obese e di identificare se hanno un aumentato rischio di diabete di tipo 2 in base ai loro livelli di mannosio”, dice Mardinoglu.

I ricercatori hanno scoperto che i soggetti con alti livelli di mannosio hanno un rischio più elevato per DT2. L’autore Sunjae Lee, ricercatore dello SciLifeLab al KTH, dice che il mannosio può essere utilizzato come biomarker poiché i suoi livelli nel sangue sono abbastanza stabili e non influenzati dalla recente assunzione di cibo, a differenza dei livelli di glucosio.

Lo studio ci costringe a riconsiderare l’ipotesi circa il rapporto tra obesità e diabete. “Anche se la prevalenza di obesità e diabete di tipo 2 continua ad aumentare drammaticamente in tutto il mondo, una chiara comprensione dei meccanismi molecolari alla base coinvolti nella progressione di patologie associate è ancora mancante”, dice Lee. “Quindi è importante identificare biomarker stabili che possono essere utilizzati per la rapida scoperta di IR e rischio futuro di DT2.”

Lee dice che i ricercatori hanno utilizzato un approccio basato sui sistemi di biologia e generazione reti integrate specifiche delle celle per i tessuti del fegato, grasso e muscolo.

Hanno usato queste reti biologiche per le analisi dei dati clinici così da spiegare i cambiamenti biologici in risposta alla obesità e IR, che hanno fornito indizi molecolari completi.

“Sulla base della nostra analisi integrata, pensiamo che questa conoscenza può essere utile in clinica per la rilevazione di soggetti ad alto rischio di diabete tipo 2”, spiega Lee. “Tuttavia, studi più ampi sono necessari per l’ulteriore validazione clinica dei nostri risultati.”

2 pensiero su “Diabete tipo 2: occhio al Mannosio”
  1. Ciao, per quanto riguarda il mannosio, devo dire che negli ultimi mesi ne ho usato parecchio per debellare l’Esckerichia Coli, che non passava.
    Dandomi fastidi notevoli come la cistite et altro.
    Sono diabetica da 40 anni e non ho notato che mi abbia peggiorato il diabete.
    E’ stato l’unico rimedio che mi abbia aiutato a debbelare il batterio.
    Grazie Lamberto per il tuo blog lo trovo sempre illuminante e veritiero.
    Buona Vita con affetto
    Emma

    1. Grazie Emma, l’impatto problematico del mannosio da quel che si è capito riguarderebbe il diabete di tipo 2. Tu hai il tipo 1?

I commenti sono chiusi.