L’altro giorno ero dentro un bar del centro di Bologna a fare colazione: ebbene sì, per chi non lo sapesse, anche noi diabetici andiamo a fare colazione al bar.
E, udite udite!, spesso non mangiamo nemmeno il classico “croissant salato” ma ci dilettiamo a mangiare una dolce vuota, un croissant con marmellata e anche, ADDIRITTURA!, una ripiena alla crema o al cioccolato.
Ebbene, l’altro giorno ero in questo bar e ho ordinato una dolce vuota e un caffè macchiato.
“Glielo porto al tavolo signorina, si accomodi.”
“Va bene!” dico io contenta, e mi accomodo.
Decido di tirare fuori il provaglicemia per controllare la glice e per dosare l’insulina di conseguenza, considerando la dose di CHO che stavo per andare ad ingerire.
Arriva il barista mentre sono intenta a forarmi un dito: mi guarda sospetto, appoggia cauto il piattino del caffè, mi riguarda sempre più sospetto, poi guarda il piattino della pasta dolce vuota.
Lo vedo temporeggiare di fianco a me, quasi riesco a percepire il suo disagio.
Mi giro a osservarlo e il suo sguardo perplesso incrocia il mio sguardo interrogativo ma ancora piuttosto amichevole, credo, che probabilmente aveva tutta l’aria di un “ …Quindi?”
“Lei non dovrebbe mangiare questa pasta. Lei ha il diabete, perché anche mia nonna si fora il dito così e ha il diabete” finalmente sbotta.
…Ok: Huston, abbiamo un problema.
“Appunto perché ho il diabete ho appena calibrato l’insulina in base ai carboidrati che avevo ipotizzato di andare a mangiare stamattina, per la precisione 55, per la precisione esattamente quelli corrispondenti a quella pasta dolce vuota che lei tiene sul vassoio.
Quindi, proprio perché ho il diabete, mi dia la pastina per favore prima che svenga davanti a lei.”
Ho la strana e meravigliosa capacità di aver sempre la risposta pronta, anche nei momenti in cui di risposte ce ne sarebbero ben poche.
Il barista ammutolisce, mi lascia il piatto con la brioche dolce vuota sul tavolino e si allontana.
Guardo il croissant come Armstrong deve aver guardato la Luna quando ci ha appoggiato il piede sopra per la prima volta: quasi quasi, verrebbe voglia anche a me di piantare una bandierina sopra lo strato di glassa che ricopra la brioche vista la fatica fatta per conquistarla.
Comunque, dato che sono solita vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, questa situazione mi ha fatto pensare e ripensare tutto il giorno al fatto che il diabete è una malattia che colpisce sì molte persone, ma di cui tutti sanno ancora molto poco e quel poco che sanno è perché “la zia della nonna ce l’aveva”: insomma, bene e spesso la parola diabete corrisponde alla parola luogo comune.
Così ho pensato questo, e cioè di “combattere” questi luoghi comuni per abbattere le barriere tra diabetici e non diabetici: in un caso si eviteranno crisi di rabbia, delusioni e piccole fitte al cuore, nell’altro si avrà la possibilità di capire chi ci sta di fianco e di conoscere qualcosa in più sul funzionamento del nostro corpo e della vita. Mica male!
Come primo luogo comune da sfatare, quindi, proporrei questo:
Capisco che non sappiate di preciso quali siano le abitudini di un diabetico, chi sia un diabetico o anche cosa sia un diabetico ( per vostra informazione: siamo persone, con nomi e cognomi, pensiamo e ragioniamo come, e spesso più, di altri!).
Appunto per questo motivo sarebbe carino – non siete obbligati quindi, ma caldamente consigliati diciamo- se non assumeste il ruolo di “poliziotto del cibo”, intendendo con “poliziotto del cibo” quelle persone che fanno domande e controllano ogni pezzettino di cibo che metti in bocca.
E so che alla fine lo fate per un eccesso di preoccupazione nei nostri confronti- e questo è il lato veramente bello della cosa perché vuol dire che in un certo senso ci avete a cuore e vi prendete cura di noi- ma ragazzi, state tranquilli: a meno che un diabetico non sia intenzionato a suicidarsi, solitamente sa benissimo cosa può e cosa non può mangiare, e sa benissimo anche quanta insulina deve fare per non star male.
Nessun diabetico ha impulsi autolesionisti, quindi nessuno di noi ha voglia di star male: però, come tutte le persone normali, anche noi spesso non riusciamo a dire di no a quella bella brioche che ci sta guardando dalla vetrina… E perché dovremmo farlo poi? Hanno inventato l’insulina apposta!
Non fateci sentire dei bambini che hanno bisogno della mamma che li controlli: siamo persone adulte, siamo persone normali, soltanto siamo un pochino più “dolci” di altre.
Quindi, la prossima volta che vedete un amico, un parente o un cliente entrare in un bar, provarsi la glicemia e ordinare un croissant dolce vuoto non guardatelo con aria di ammonimento.
Piuttosto guardatelo, sorridetegli e ditegli: “ Sei talmente bravo a gestire il tuo corpo da solo che sono contento tu possa mangiare con me questa buonissima brioche dolce. Sono fiero di te.”
…Sono certa che, da quel momento, la colazione avrà tutto un altro sapore.