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Una recente indagine generalista ha messo in evidenza che solo il 20% degli italiani si fida del prossimo: un dato importante e rappresenta in modo pesante il livello profondo di scollamento sociale della società italiana per diverse e solide cause. La prima è costituita dall’infusione costante e continua di paure, attraverso la costante amplificazione di allarmi sociali, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi (guerra fredda, incubo nucleare, terrorismo, epidemie e molto altro ancora).

Oltre a campagne pervasive in ogni settore del vivere quotidiano sono venuti man mano a mancare quei rapporti fiduciari verso diverse figure che un tempo facevano da pilastri portanti della società civile, ad esempio: il Sindaco (le istituzioni e la politica), il prete (la religione) e il medico (la salute). Mentre sulle prime due è più facile capire le cause della sfiducia, per non dire peggio: la mancanza di contatto con la realtà, la politica spettacolo (brutto), la corruzione e per il clero il processo di secolarizzazione, reati sessuali sui minori. Per il medico il discorso si fa molto diretto: la mancanza di comunicazione.



Un tempo, almeno per me fino a metà degli anni 90 del secolo scorso, andare dal medico curante di famiglia significava non solo aspettare due ore prima di essere visitato, ma poter contare sulla sua presenza per aspetti intimi, familiari sui quali lui stesso poteva interagire nel contesto personale e familiare. All’epoca il mio medico di famiglia faceva ambulatorio dal lunedì al venerdì, dalle ore 14.30 alle 19,30 e la mattina la dedicava alle visite degli assistiti a domicilio o in ospedale. Oggi un medico di base fa due, tre ore di ambulatorio, non visita più o quasi a domicilio e figuriamoci oltre. Inoltre quando fai visita massimo 10 minuti poiché fuori c’è tutto un mondo che lo aspetta. Infatti io non ci vado più, salvo per ritirare le prescrizioni per esami e farmaci (insulina in primis).

La mancanza di comunicazione operatore/paziente e l’efficacia della stessa è allo stesso modo presente nella maggioranza dei casi dei medici specialisti, diabetologi in testa, personalmente collaudata nel corso dei decenni.

La fiducia è un elemento serio, fondante nei rapporti umani e sociali, quando viene a mancare allora cominciano i guai e lasciando le cose andare questi aumentano sino a diventare problemi molto grossi e difficili da rimediare.

Ecco perché, grazie anche al fenomeno internet e reti sociali, molta gente si affida a sedicenti curatori, guaritori e affini (sempre esistiti ma grazie a questi spazi promozionali crescono e si diffondo a piè sospinto).

Cosa possiamo fare per cercare di recuperare il divario creato sul piano della fiducia? In primo luogo tornare a comunicare, facendolo meglio, nel mondo reale ed educare le persone a convivere meglio con la patologia e con gli altri.