Mentre l’Universal Health Coverage (UHC) è stata elogiata come un potente mezzo per ridurre le disuguaglianze e migliorare l’accesso alla salute a livello globale, poco è stato detto su come i diabetici sperimentano e comprendono la sua implementazione a livello locale. A tale proposito un team di antropologi australiani e cileni ha esplorato le esperienze dei giovani cileni con diabete di tipo 1 quando cerca assistenza a Santiago, capitale del Cile, nell’ambito del programma UHC del Cile, che ha cercato di migliorare l’accesso delle persone alle cure sanitarie.
I ricercatori sostengono nel loro articolo a chiusura della ricerca che l’implementazione dell’UHC, all’interno di un sistema sanitario strutturalmente frammentato, non ha portato alla promessa erogazione equa della salute.
Sebbene l’UHC mirasse a fornire equamente cure universali, localmente si materializzò in configurazioni eterogenee costringendo gli individui a posizioni di precarietà e generando nuove disuguaglianze. Inoltre, per i giovani dello studio, l’UHC si è intersecato con la loro assicurazione sanitaria e lo stato socioeconomico, incidendo sull’assistenza sanitaria a cui potevano accedere, rendendo di conseguenza difficile la cura e la gestione del diabete.
Sull’argomento posto dai ricercatori di cui sopra ho interpellato il prof. Maurizio Betti docente di statistica presso l’Università di Valparaiso in Cile, il quale ha evidenziato come la situazione del paese sudamericano mette in chiaro una cosa: i sistemi federali e strutturati sul regionalismo, ovunque essi siano nel pianeta, quando hanno tra le loro competenze la materia sanitaria generano diseguaglianze e iniquità sociali.
Articolo pubblicato in Medical Anthropology Quarterly del 23 ottobre 2019.